Sassari – AIDA
Giuseppe Verdi
Aida
Opera in quattro atti
su libretto di Antonio Ghislanzoni Edizione
Casa Ricordi – Milano Revisione a cura di Mario Parenti
Direttore dell’orchestra: Sergio Alapont
Regia e scene: Franco Zeffirelli (Ripresa da Stefano Trespidi)
Personaggi e Interpreti:
- Il Re: Victor Garcia Sierra
- Amneris: Silvia Beltrami
- Aida: Cellia Costea
- Radames: Dario Di Vietri
- Ramfis: Abramo Rosalen
- Amonasro: Ivan Inverardi
- Un Messaggero: Néstor Losán
- Sacerdotessa: Sara Rossini
BALLERINI: Melania Chionna, Josè Perez, Simona Fioravanti, Gabriela Pinna, Luisa Cherchi, Francesca Cubeddu
- Disegno luci: Lorenzo Caproli
- Coreografo: Claudio Ronda
Orchestra dell’Ente Concerti “Marialisa de Carolis”
Coro dell’Ente Concerti “Marialisa de Carolis”
Maestro del Coro: Antonio Costa
A chiusura della breve, ma intensa, stagione operistica dell’Ente Concerti “Marialisa de Carolis” nel vasto Teatro Comunale dei Cappuccini di Sassari, è stata Aida.
L’allestimento itinerante, firmato in origine da Franco Zeffirelli per il minuscolo Teatro Verdi di Busseto ed immortalato pure in DVD, è stato ripreso da Stefano Trespidi (illuminazione di Lorenzo Caproli e coreografie di Claudio Ronda) con mano non sempre fortunatissima nel riproporre quanto il celebre regista aveva creato in origine: e del resto è ovvio che col procedere delle repliche, a centinaia ed in tutto il mondo, qualche tela si sia sdrucita e certe azioni teatrali che avevano in origine una pregnante urgenza drammatica, ora paiano degli stereotipi. Ciò nonostante è uno spettacolo iper-tradizionale, che funziona sempre, nei piccoli spazi come in questo caso in ambienti più vasti e che il pubblico gradisce sempre.
Un’Aida, insomma, dove l’Egitto – seppure fantasioso, da figurina Liebig – è garantito e dove il rispetto della volontà dell’Autore è totale. In tal senso è piaciuta la direzione di Sergio Alapont, Maestro spagnolo di Benicassim che a Sassari è di casa e dove ha avuto la fortuna di emergere con importanti debutti. Nuova per lui pure Aida, ma sostenuta da un gesto sicuro, attento al palcoscenico con sostegno ideale delle voci, e con un’attenzione sia alle dinamiche, mai prevaricanti ed a i colori, particolarmente suggestivi nella scena iniziale del terzo atto sulle rive del Nilo e all’interno della tomba, nel sognante e tragico finale. Impeto e tenuta che la valente Orchestra dell’Ente Concerti ha saputo tradurre in suoni sempre precisi e puliti, salvo le fatidiche fanfare nella scena del Trionfo, laddove gli inciampi non si contano anche in teatri prestigiosissimi.
Ottimo pure il coro dell’Ente, i pochi – rispetto ai rinforzi sfruttati in altre sedi – ma buoni istruiti benissimo dal Maestro Antonio Costa e solido il cast dove ha primeggiato la protagonista. Il soprano Celia Costea, che in Italia canta con una certa frequenza, garantisce una prestazione omogenea con una tenuta sostanziale nel percorso dell’opera. Veemente nel “Ritorna vincitor”, autorevole nello scontro con Amneris, e soprattutto di bella espansione lirica all’appuntamento con gli insidiosissimi “Cieli azzurri” che ha superato alla grande, piazzando il Do acuto sicuro e quindi in pianissimo, ed ottenendo un’autentica ovazione a scena aperta. Del pari solida ed apprezzabile l’Amneris interpretata con giusta foga da Silvia Beltrami, che non gode di un timbro particolarmente fascinoso, ma la cui voce copre bene tutta la gamma e che lei usa senza forzature, bensì con notevole slancio in acuto, dal suono sopranile e ben sostenuto. La scenda del giudizio è valsa, pure a lei, un prolungato e meritatissimo applauso. Del tenore Dario Di Vietri, imponente nell’aspetto guerriero, ma scenicamente un po’ impacciato, si segue con interesse la carriera in progresso continuo. Il materiale è davvero notevolissimo, per qualità timbriche dal bel colore bronzeo e maschio. Si sommi la facilità naturale all’acuto, dotato pure di squillo. Da maturare ancora il fraseggio e l’interpretazione: ma il giovane Radames con i suoi impeti guerrieri ed amorosi comunque è emerso con sufficienza piena. Il pubblico lo ha festeggiato con generosa vivacità. Perfetto, sia scenicamente nel suo aspetto quasi scimmiesco (e Verdi lo voleva assolutamente così, selvaggio e brutale, da incutere paura) che vocalmente il baritono Ivan Inverardi, Amonasro. Il suo canto è, invece, sempre più controllato, esula dai facili effettacci che la parte pure pare suggerire a piè sospinto, risulta minaccioso senza essere truce, e pure credibilmente paterno nei confronti della misera Aida. Una bella e riuscitissima interpretazione, giovandosi di una voce importantissima per sonorità e colore. Ottime note pure per il Ramfis di Abramo Rosalem, che lasciati i panni del polveroso Commendatore nel precedente Don Giovanni mozartiano, ha vestito con imponente sacralità quelli del sacerdote di Iside, meno felice la scelta del Re del basso spagnolo Victor Garcia Sierra, dalla voce molto usurata. Assai bene il messaggero del tenore di Gandia, Néstor Losan e menzione speciale alla giovane Sara Rossini, ieratica sacerdotessa in quinta, dalla pregevole voce.
Teatro prevedibilmente strapieno e pubblico visibilmente soddisfatto che si è attardato in prolungati applausi. Meglio di così!
Andrea Merli