VERONA: Turandot – Giacomo Puccini, 1 agosto 2021

VERONA: Turandot – Giacomo Puccini, 1 agosto 2021

Turandot
Dramma lirico in 3 atti di Giacomo Puccini

Direttore d’orchestra Jader Bignamini 

 

Personaggi e Interpreti:

  • Turandot Anna Netrebko
  • Imperatore Altoum Carlo Bosi
  • Timur Riccardo Fassi
  • Calaf Yusif Eyvazov
  • Liù Ruth Iniesta
  • Ping Alexey Lavrov
  • Pong Marcello Nardis
  • Pang Francesco Pittari
  • Mandarino Viktor Shevchenko

NUOVO ALLESTIMENTO DELLA FONDAZIONE ARENA DI VERONA
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici dell’Arena di Verona
Maestro del Coro Vito Lombardi
Orchestra, Coro, Ballo e Tecnici dell’Arena di Verona

Arena, 1 agosto 2021


Seconda recita delle tre Turandot programmate con protagonista Anna Netrebko: prevedibile il tutto esaurito. Ed è subito trionfo. Va detto che la Diva russa affronta il personaggio con determinazione e con le armi giuste, che sono quelle di una vocalità rigogliosa, di una tavolozza di colori inesauribile e con grande intelligenza interpretativa. La “principessa di gelo” mai è parsa tanto umana nella sua pretesa algidità, che nasconde in realtà un animo ferito. Nel suo distacco dal mondo, nel grido disperato, la richiesta di essere amata quanto l’ava millenaria, sopraffatta, dominata e stuprata. Una femminilità travolgente che viene sia dalla musica che dalla voce. Quell’insistere sul “Mai nessun m’avrà” con una forza capace di superare l’enorme barriera del suono e di imporsi su tutti nel mezzo del concertato, ha per contro altare la scena degli enigmi, dove il timore di essere vinta si confonde con la trepida speranza di essere travolta dal sentimento impetuoso dello “straniero”. La Netrebko, in forma vocale strepitosa elargisce dei Do acuti brillanti e timbrati, ma è eccezionale su tutta la gamma; esibisce suoni dolci, alternando alla forza dell’emissione pregevoli mezze voci. Trionfo, si è anticipato, e non poteva essere altrimenti.

Se Yusif Eyavazov fosse pure dotato di una bella voce e di un timbro più gradeole ed argentino, avrebbe fatto Bingo! L’interprete, però, gareggia con la compagna-Principessa in una appassionante prova di bravura, elargendo frasi sfumate, mezze voci e, al momento opportuno, acuti perfettamente emessi e tenuti, iniziando dalla variante acuta sul Do di “Ti voglio ardente d’amor” per concludere con un “Vincerò” tenuto spavaldamente per un tempo che è parso interminabile e che ha provocato applausi scroscianti, con calpestio ritmato di piedi e richiesta insistita di bis (non concesso). Una prova maiuscola pure la sua, molto festeggiata dal pubblico.

Ruth Iniesta, Liu, è pure assai brava ed il semplice fatto di emergere a fianco di cotanti colleghi indica il carattere, il temperamento e la qualità di un canto morbido, suadente tanto nella sognante frase del primo atto “Perchè un dì nella reggia mi hai sorriso”, quanto poi nell’aria “Signore ascolta” ed infine nella grande scena del terzo atto. Molto bene pure Riccardo Fassi, un Timur cantato con autorevolezza e bella grana vocale; semre preziosa la partecipazione di Carlo Bosi, per altro piazzato in alto e purtroppo fuori campo rispetto alla tribuna stampa, Imperatore Altoum. Delle tre maschere, molto apprezzati i tenori Pong, Marcello De Nardis e Pang, Francesco Pittari. Maluccio tanto Ping, il baritono Alexey Lavrov quanto il Mandarino di Viktor Shevchenko. Puntuale il Principe di Persia di Riccardo Rados, il cui grido “Turandot!” ha raggiunto il suo scopo.

Jader Bignamini dal podio ha avuto il principale merito di tenere coeso il tutto, impresa improba avendo il coro tutto spostato sulla sua destra, sui gradoni laterali dell’Arena. Gli va riconosciuta una buona tenuta generale ed un ritmo senza cedimenti, il ché unito ad un sostegno dei solisti è già prova di ottimo polso e chiaro gesto. Ottimo il coro diretto da Vito Lombardi a cui si sono sommate le voci binche A. d’A. MUS. istruite dal Maestro Marco Tonini.

Tutto sommato innoffensivo l’allestimento, forse il meno interessante dei tre a cui si è potuto assistere durante la breve trasferta veronese, gli altri Cavalleria rusticana e Pagliacci. Anche in questo caso manca la firma registica e si fa largo uso di Video design digitale D-WORK, ma è da supporre che si tratti sempre della stessa mano. In tempi di Covid ci si accontenta, ma seppure v’è chi si rallegra che non si sia riproposto lo spettacolo collaudatissimo di Zeffirelli, personalmente non ho dubbi su quale preferire.

Andrea Merli

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