BILBAO: JERUSALEM – Giuseppe Verdi, 16 novembre 2019

BILBAO: JERUSALEM – Giuseppe Verdi, 16 novembre 2019

Jérusalem

Grand Opéra in quattro atti

Giuseppe Verdi

su libretto di Temistocle Solera

traduzione francese di Royer e Vaez

Prima rappresentazione, Opéra national de Paris, 26 novembre 1847

 

Direttore Francesco Ivan Ciampa
Regia Francisco Negrín

Personaggi e Interpreti:

  • Gaston Jorge de León*
  • Hèlène Rocío Ignacio
  • Roger Michele Pertusi
  • Le Comte de Toulouse Pablo Gálvez*
  • Adhemar de Montheil Fernando Latorre
  • Raimond Moisés Marin*
  • Emir de Ramla Deyan Vatchkov
  • Isaure Alba Chantar*
  • A Soldier / Herald David Lagares*
  • An officer Gerardo López

    Bilbao Orkestra Sinfonikoa
    Coro de Ópera de Bilbao

    Scene Paco Azorín
    Costumi Domenico Franchi
    Light designer Tomas Roscher*
    Direttore del Coro Boris Dujin

    Coproduzione ABAO e Theater Bonn

    *debutto in ABAO Bilbao Opera

Euskalduna Jauregia, 16 novembre 2019


La ABAO, Associazione Bilbaina Amici dell’Opera, sta per completare il progetto “Tutto Verdi” iniziato nel 2006 con Rigoletto. Manca all’appello solo Alzira che andrà in scena la prossima stagione.

Jérusalem, la “prima” alla Salle Peletier di Parigi il 26 novembre 1847, giunge così per la prima volta non solo a Bilbao, bensì in suolo ispanico. I lombardi alla prima crociata l’hanno preceduta l’anno scorso e così i soci ABAO ed il pubblico in generale a Bilbao hanno avuto l’occasione di un “incontro ravvicinato” tra i due titoli, di cui il primo rappresenta un significativo rifacimento del secondo, trattandosi a tutti gli effetti di un’opera molto diversa sia musicalmente, nonostante l’affluenza di quasi tutta la musica dei Lombardi, che soprattutto drammaturgicamente nel libretto apprestato da Alphonse Royer e da Gustave Vaez.

Francesco Ivan Ciampa, direttore tra i più significativi ed apprezzati della nuova generazione italiana, ci ha confidato la difficoltà di questo spartito verdiano – e con questo lui è arrivato alla considerevole quota di 18 titoli di Verdi in repertorio! – dove le difficoltà stanno, soprattutto, nei continui ed affaticanti salti di ritmo. Va detto che il risultato, pure con le prove risicate che la contingenza di luogo e teatro impone, è stato superbo, superlativo; Ciampa, assecondato dalla brillante e duttile Bilbao Orkestra Sinfonikoa e seguito con grande impegno dal ben preparato coro dell’Opera di Bilbao sotto la guida di Boris Dujin, è proceduto ad una lettura praticamente integrale, ove si escludano i ballabili del terzo atto, soprattutto avvincente ed entusiasmante, sia per il perfetto dosaggio delle dinamiche, mai soverchianti, che per l’equilibrio raggiunto col palcoscenico dove si è esibito un cast davvero notevole in cui praticamente tutti debuttavano l’opera.

Tolto, infatti, il “nostro” Michele Pertusi, autentica colonna del Belcanto e già navigato Roger per la precedente partecipazione all’edizione di Jérusalem offerta al Teatro Regio di Parma in occasione del Festival Verdi 2017, che ha di nuovo imposto la sua grande autorevolezza con una linea di canto esemplare per nobiltà e musicalità, gli altri componenti erano tutti spagnoli. La parte di Gaston, concepita per il celeberrimo tenore Gilbert Luis Duprez, detentore della tecnica poitrinée ed “inventore” del Do di petto, ha visto primeggiare con virile baldanza e timbro schiettamente tenorile il valoroso e tenirfeno Jorge De Leon che ha siglato un ”Je veux encor entendre” di grande impatto, salutato da una salve di applausi. La maggior fatica per lunghezza e difficoltà della parte spetta comunque ad Hélène, qui il soprano sivigliano Rocio Ignacio, squisita interprete sia della struggente Ave Maria, che impetuosa nelle salite all’acuto e nelle agilità tanto della “polacca” del secondo atto “Quelle ivresse”, quanto nella cabaletta “Non, votre rage” del terzo. Entrambi uniti idealmente nei duetti ed infine nello struggente terzetto con Roger “Dieu nous sépare, Hélène” del quarto ed ultimo atto. Ma sono parsi molto in parte e vocalmente adeguati pure il baritono di Granada Pablo Galvez, Conte di Tolosa, il basso di Bilbao Fernando Latorre, nella parte del Legato Pontificio, l’ottimo basso bulgaro, ma ormai spagnolo di casa, Deyan Vatchkov, Emiro di Ramla, il giovanissimo basso di Huelva David Lagares, perfetto anche fisicamente quale Soldato ed Araldo, il tenore Gerardo Lopez di Malaga, Un ufficiale, la sua concittadina, il soprano Alba Chantar, particolarmente presente Isaure e, buon ultimo, il tenore di Granada Moisés Marin, Raymond lo scudiero di Gaston, dotato di una voce assai ben proiettata e di notevole squillo.

La produzione pure è tutta ispanica, seppure procedente dall’Opera di Bonn dove ha già visto le luci della ribalta con grande successo. Nella scena praticamente fissa e grigia di Paco Azorin, che rappresenta una sorta di tubo catodico cha a tratti si deforma, lateralizzandosi ed innalzandosi, su cui vengono proiettate luci in dissolvenza dando un senso di infinita profondità, si svolge la regia di Francisco Negrin (ripresa qui da Angela Saraglou) che parte da un percorso, che si presuppone dantesco, dal paradiso all’inferno, passando dal limbo come se fosse la linea di una ipotetica metropolitana. A dire il vero quest’idea rimane un suggerimento iniziale, durante il preludio, che non torva alcun sviluppo in quello che poi si vede e che rientra nella convenzionalità del tradizionale teatro d’opera senza, per altro, averne l’identità. I costumi vagamente allusivi e fuori del tempo, pure loro monocromatici, sono firmati da Domenico Franchi assistito da Michela Andreis, le luci (con insistente ed abusato occhio di bue) le ha ideate Thomas Roscher, mentre le video proiezioni si debbono a Joan Rondon e a Emilio Valenzuela.

Il pubblico ha molto apprezzato, decretando un franco successo.

Andrea Merli

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