PADOVA: ORFEO ED EURIDICE, 12 luglio 2019
ORFEO ED EURIDICE – Christoph Willibald Gluck
Musica di: C.W. Gluck
maestro concertatore e direttore d’orchestra: MARCO ANGIUS
personaggi e interpreti:
- Orfeo LAURA POLVERELLI
- Euridice MICHELA ANTENUCCI
- Amore VERONICA GRANATIERO
CORO IRIS ENSEMBLE
maestro del coro: MARINA MALAVASI
ORCHESTRA DI PADOVA E DEL VENETO
spettacolo sceno-coreografico: compagnia LUBBERT DAS
coreografie: NICOLETTA CABASSI
in coproduzione con: BASSANO OPERA FESTIVAL
Castello Carrarese, 12 luglio 2019
La stagione lirica di Padova ha un’appendice estiva all’aperto nel cortile del Castello Carrarese, complesso di edifici in un tempo nemmeno così remoto adibiti a carcere e su cui troneggia imponente la torre medievale che servì da osservatorio a Galileo Galilei. Il direttore artistico Federico Faggion , in coproduzione con il Bassano Opera Festival, ha prodotto un Orfeo ed Euridice per molti versi assolutamente nuovo.
Come è arcinoto, dopo la prima viennese del 1762, l’opera “manifesto” della rivoluzione operata in campo teatrale da Gluck su libretto di Ranieri de’ Calzabigi, migrò in varie città d’Europa cambiando ogni volta forma e sostanza con l’approvazione del compositore stesso. Tra le altre a Parma nel 1769, a Stoccolma nel 1773 ed infine a Parigi nel 1774 in una versione radicalmente nuova. L’opera che fu rimaneggiata dopo la morte dell’autore fino alla fine dell’800, interessò anche Franz Liszt nel 1854 che ne ideò un epilogo ed un prologo. Quest’ultimo, intitolato Orpheus, è stato inserito dal direttore Marco Angius al posto dell’originale ouverture. Giustificato dal fatto che gli innesti di opere altrui erano la prassi dei secoli scorsi, ed in considerazione della relativa brevità dell’opera, è stata aggiunta anche la “danza delle furie” tratta dal balletto Don Juan del 1761, laddove Orfeo trionfa, nel secondo atto, sugli spiriti infernali in virtù del suo canto. A conferire un tocco di “modernità”, quando Orfeo tenta di suicidarsi dopo la seconda morte di Euridice, la seconda Sequenza di Berio, del 1963, come se l’arpa magica di Orfeo si fosse inceppata, le corde saltate, provocando dissonanze al posto delle armonie incantatorie che le avevano precedute. A creare “suoni ambientali”, infine, che hanno vivacizzato l’esecuzione sullo stile di Cage, ci hanno pensato folate di vento e altri rumori di naturale efficacia.
A capo dell’ottima Orchestra di Padova e del Veneto, posta in fondo alla piattaforma che è servita da palco, Angius si è dimostrato un ottimo concertatore e la parte squisitamente musicale, in cui è parsa perfettamente inserita la formazione barocca del Coro Iris Ensemble istruito da Marina Malavasi, ha soggiogato il folto pubblico accorso allo spettacolo. Un’azione coreografica-registica in bilico tra antico e moderno, dove il coro in funzione di coro greco ha accompagnato l’azione di danza contemporanea assolutamente ammirevole e molto ben coreografata da Nicoletta Cabassi a capo della compagnia Lubbert Das.
Perfetto il terzetto solista, capeggiato dalla superba interpretazione del mezzosoprano Laura Polverelli, Orfeo, dalla voce perfettamente emessa e dosata in un recitar cantando dove la parola scenica ha sortito magici effetti anche in virtù di un canto spiegato, ma duttile nelle agilità e negli arabeschi vocali. Bene la dolente Euridice del soprano Michela Antonucci, dalla voce morbida e suadente e menzione speciale all’ottimo Amore della squillante e scenicamente pepata Veronica Granatiero, giovane soprano da non perdere d’occhio.
Andrea Merli