FIRENZE: CARMEN – Georges Bizet, 6 dicembre 2018

FIRENZE: CARMEN – Georges Bizet, 6 dicembre 2018

Carmen

Opéra-comique in quattro atti
Libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy tratto da Carmen di Prosper Mérimée
Musica di Georges Bizet
Prima rappresentazione: 3 marzo 1875 all’Opéra-Comique di Parigi

Maestro concertatore e direttore Matteo Beltrami

Regia Leo Muscato

Personaggi e Interpreti:
  • Carmen Marina Comparato
  • Don José Roberto Di Biasio
  • Escamillo Leon Kim
  • Micaela Laura Giordano
  • Frasquita Eleonora Bellocci
  • Mercedes Giada Frasconi
  • Dancairo Dario Shikhmiri
  • Remendado Manuel Amati
  • Zuniga Adriano Gramigni
  • Morales Patrizio La Placa

Scene Andrea Belli

Costumi Margherita Baldoni

Luci Alessandro Verazzi

Orchestra e Coro del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

 


Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, 6 dicembre 2018

Ultima recita della ripresa di un allestimento che ha fatto discutere molto sia nel web che sulla carta stampata, Carmen in cui la gitana protagonista inverte le sorti nel finale sparando al disertore per amore Don José. Al di là dell’incidente avvenuto alla prima, quando la pistola fece cilecca – alcuni invocarono una maledizione caduta dal Cielo di Mérimée, Meilhac, Halévy e buon ultimo Bizet, congiuntamente – e delle polemiche del prima e dopo, va detto che si tratta di uno spettacolo sostanzialmente convenzionale laddove, oggi come oggi, le attualizzazioni sono all’ordine del giorno e della drammaturgia originale ci si fa tranquillamente un baffo.

Leo Muscato non è nuovo a queste trasposizioni, ne fa fede una Bohéme ambientata ai tempi della contestazione del 1968. Qui prende spunto dalla presunta etnia della protagonista, gitana nell’originale e quindi, per trasposizione, una Rom. C’è il particolare, però, che la comunità gitana in Andalusia è sempre stata stanziale a differenza degli zingari (pardon, Rom) centro europei. Inoltre creare un conflitto tra poliziotti bardati antisommossa ed una popolazione chiusa dentro un recinto, come fosse un campo di concentramento, vanifica la storia originale. Che però si svolge, nelle intenzioni del regista, con le consuete e melodrammatiche posizioni dei cantanti, il più spesso delle volte – almeno in questa ripresa – abbandonati a sé stessi. Ne l’assassinio di Zuniga, che se l’intende con Manolita la sigaraia sfregiata da Carmen, risulta una novità. Infine, e si conclude poiché veramente si sta sprecando “la luce del sole”, per far coincidere l’azione si evita di tradurre nei soprattitoli  la frase finale intonata da Don José “Vous pouvez m’arréter… c’est moi qui l’ai tuée!” poiché si simula il suicidio del malcapitato “dragon d’Alcalà” e dunque tutti a casa felici e contenti.

Va detto che il teatro, tutto esaurito con tantissimi giovani (evviva!), ha reagito bene decretando un pieno successo. Soprattutto, e questo è la cosa più interessante, alla parte squisitamente musicale che è parsa subito di altissimo livello. Iniziando dalla direzione d’orchestra (ottima quella del Maggio così come perfetto il coro istruito da Lorenzo Fratini) tenuta con ritmo brillante e polso sicuro da Matteo Beltrami, sempre attento al perfetto equilibrio tra buca e palcoscenico, tanto che le voci sono sempre state servite su un vassoio d’argento e pervenute perfettamente nell’acustica “aperta” del nuovo teatro. Si è scelta, come ormai è praticamente d’obbligo, la versione “Opera Comique” con i parlati, abbondantemente tagliati e a dire il vero fin troppo poco in considerazione della scarsa padronanza della lingua francese da parte di buona parte del cast. Un taglio, imposto dalla regia, la ripresa del coro di voci bianche, per altro numeroso ed intonatissimo e, per il resto, lo spartito è stato servito al completo, sebbene personalmente ritenga che in Italia la vecchia versione Guiraud sia preferibile.

La sorpresa più grata me l’ha personalmente riservata la protagonista, Marina Comparato, perfettamente immedesimata nella parte e nella regia e, soprattutto, vocalmente rilevante per la completezza di una vocalità che si presta tanto al barocco quanto a questo primo vagito verista. Con classe e compostezza, ma anche con una sensualità che viene, innanzitutto, da una musicalità precisa e da un temperamento insospettabile. Ha retto bene il confronto il Don José di Roberto Di Biasio, di voce maschia e sicura, ma anche abile nel tratteggiare il lato romantico e di innamorato del suo personaggio, salvo poi dare giusto sfogo vocale nel drammatico finale. Laura Giordano, Micaela, si è trovata nel suo elemento in un ruolo che mette in luce la soavità del timbro, la bella e pulita estensione in acuto ed una linea musicale impeccabile. Si aggiunga una coquetterie, specie nella scena iniziale, che dà maggior lustro ad una interpretazione coi fiocchi. Bene, nei ruoli di fianco, le altre due gitane Frasquita, il soprano Eleonora Bellocci e Mercedes, il mezzosoprano Giada Frasconi ben compenetrate nel celebre quintetto con Carmen e con altrettanto validi partner nel baritono Dario  Shikhmiri, Dancairo e nel tenore Manuel Amati, Remendado. E’ piaciuto e tanto il gagliardo Escamillo del bass-bariton coreano Leon Kim, seppure vestito con un improbabile costume alla De Musset, e cioè, ed involontariamente, dell’epoca a cui appartiene Carmen. Apprezzabili sia lo Zuniga di Adriano Gramigni, che nella versione Opera Comique recita più di quanto canti ed il Morales del baritono Patrizio La Placca.

Andrea Merli

 

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