LAS PALMAS DI GRAN CANARIA: La traviata – Giuseppe Verdi, 20 maggio 2025
La traviata
opera in tre atti di Giuseppe Verdi
su libretto di Francesco Maria Piave
incentrata su La signora delle camelie, opera teatrale di Alexandre Dumas figlio
Direzione musicale di GUILLERMO GARCÍA CALVO
regia di VINCENZO MARIA SARINELLI
Personaggi e Interpreti:
- Violetta Valéry KRISTINA MKHITARYAN
- Alfredo Germont XABIER ANDUAGA
- Giorgio Germont SIMONE PIAZZOLA
- Flora Bervoix NORA CARRASCO
- Gastone GABRIEL ÁLVAREZ
- Il barone Douphol FERNANDO CAMPERO
- Annina MARINA DÍAZ
- Dottor Grenvil MAX HOCHMUTH
- Il marchese d’Obigny JULIÁN PADILLA
Orchestra Filarmonica di Gran Canaria
Coro del Festival dell’Opera diretti da Olga Santana.
NUOVA PRODUZIONE ACO
Teatro Pérez Galdós, 20 maggio 2025

photo©Nacho González Oramas / ACO 2025
Con una certa, comprensibile frequenza La Traviata, opera amatissima ovunque, torna sulle scene a Las Palmas di Gran Canaria – la precedente edizione, ancora in clima di pandemia, nell’ottobre del 2020, protagonisti Jessica Pratt, Celso Albelo e Ludovic Tézier – e registra, invariabilmente, il tutto esaurito e un successo travolgente. Alla faccia di chi, con certa “snobberia”, si lamenta della ripetizione dei titoli più popolari.

photo©Nacho González Oramas / ACO 2025
Fortunatissimo il nuovo allestimento, che attualizza l’azione a tempi quasi contemporanei a giudicare dai bellissimi, eleganti costumi firmati da Claudio Martín, con la scena praticamente fissa, ma con i giusti adattamenti per ricavarne plausibilmente tutti gli ambienti, di Carmen Castañón, e la regia tradizionale, ma non convenzionale, di Vincenzo Maria Sarinelli che non tradisce la drammaturgia con inutili orpelli “psico-sociali”, ma va dritta al nocciolo della vicenda, centrando idealmente le relazioni tra i vari personaggi: una complicità immediata tra Violetta ed Alfredo, già alla fine del primo duetto si baciano con passione, l’austera e paterna presenza di Germont, il quale non esita a mollare un ceffone al recalcitrante figlio, il tutto in un ambiente borghese, mondano, che funge da contorno all’universale vicenda. Unica “trasgressione” la presenza nei due preludi di una bimba – L’innocenza perduta? L’infanzia tradita? – che, senza creare intralcio, rimane a libera interpretazione del pubblico.

photo©Nacho González Oramas / ACO 2025
Benissimo la parte musicale, in grande spolvero l’Orquesta Filarmónica de Gran Canaria, ivi compresa la puntuale banda interna; ben istruito il coro, affidato come sempre alle cure di Olga Santana; incalzante la lettura del Maestro Guillermo García Calvo il quale ha tenuto solidamente le redini conducendo in porto un palcoscenico molto brillante, giovanile e gagliardo.

photo©Nacho González Oramas / ACO 2025
Ottimo il terzetto protagonista: Violetta è il soprano russo di origini armene Kristina Mkhitaryan, vincitrice del secondo premio Operalia nel 2017, ormai lanciatissima sul mercato internazionale – tra l’altro cantó Traviata al Liceu di Barcellona nella stagione 2020/21 – domina alla perfezione il personaggio, emergendo soprattutto sul lato drammatico e coronando uno struggente terzo atto dove ha interpretato le due strofe del celebre “Addio del passato”, risultando tragicamente toccante. Il primo atto lo risolve con sufficienza, evitando prudentemente la puntatura al Mi bemolle nella stretta finale; prende poi il volo già nel duetto con Germont, grazie ad un fraseggio vario, all’uso di sfumature e colori a discapito di una fonazione a tratti un po’ troppo… russa. Festeggiatissima, giustamente, alla ribalta finale.

photo©Nacho González Oramas / ACO 2025
Trionfo condiviso con l’ardente, appassionato Alfredo di Xabier Anduaga, che sfoggia l’ormai noto timbro maschio e gagliardo con dovizia di armonici, facilità in acuto ivi compreso un Do di petto a chiusura della cabaletta “O mio rimorso, o infamia” da far invidia, per squillo e tenuta, al più luminoso degli “All’armi” di qualsivoglia Manrico. Prodezze a parte, convince per baldanza ed irruenza più che per introspezione del personaggio, detto tra noi, il più “psicologicamente tenore” di tutta la pur vasta galleria verdiana. Sarebbe auspicabile, vista la voce baciata da Dio, una più accurata ricerca di colori, ma gli va riconosciuto l’uso, seppure sporadico, della mezza voce e del pianissimo, ad esempio nella chiusa dei “bollenti spiriti” (vulcanici, per davvero!) soprattutto nel “Parigi o cara” del terzo atto. Lo si aspetta al varco col prossimo debutto in Werther al Liceu e, c’è da scommetterci, in altri ruoli verdiani a cui sembra chiaramente destinato.

photo©Nacho González Oramas / ACO 2025
Linea di canto esemplare, voce morbida, ambrata di zona medio grave, particolarmente vellutata, quella del baritono Simone Piazzola, Giorgio Germont. Come è stato già notato da altri, questo valido cantante italiano, dalle qualità indiscutibili, canta più spesso all’estero che in Patria. Personalmente ritengo sia a suo vantaggio: certo è che un Germont così non lo si ascolta tutti i giorni. Il pensiero corre al grande Bruson, per quanto lo ricorda, con in più facilità notevole in acuto, che suona sempre brillante quasi tenorile. Il ché potrebbe confondere le idee ad ascoltatori distratti, quando la voce ha autorevolezza su tutta a linea. Si aggiungano la dizione curata, il fraseggio pertinente, un accento estremamente convincente, sia nel grande duetto con Violetta che poi nel concertato in casa di Flora, dalla fatidica frase “Di sprezzo degno” enunciata con vigore scultoreo.

photo©Nacho González Oramas / ACO 2025
Bene i ruoli di fianco, in cui piace ricordare la solerte Annina del soprano Marina Díaz, l’insinuante Flora Bervoix del soprano Nora Carrasco e la lunga lista dei maschietti, capeggiati dal rubicondo Viscontino Gastone de Letorières del tenore Gabriel Álvarez, dal baffuto Marchese d’Obigny del baritono Julián Padilla, dallo spensierato Dottor Grenvil del basso Max Hochmuth, dall’altezzoso Barone Douphol del baritono Fernando Campero e, nella doppia parte di Giuseppe e domestico di Flora, da Manuel García, senza dimenticare il puntuale Commissionario di Anmel Morales. Tutti accomunati nel trionfo degli applausi a fine recita.
Andrea Merli