LAS PALMAS DE GRAN CANARIA: Carmen – Georges Bizet, 18 marzo 2025

LAS PALMAS DE GRAN CANARIA: Carmen – Georges Bizet, 18 marzo 2025

CARMEN

opéra-comique di Georges Bizet

composta da quattro atti (o quadri, come vengono chiamati dal compositore)

su libretto di Henri Meilhac e Ludovic Halévy


Direzione RAFAEL SÁNCHEZ-ARAÑA

Regia CARLO ANTONIO DE LUCIA

 

Personaggi e Interpreti:

  • Carmen YULIA MATOCHKINA
  • Don José ARTURO CHACÓN-CRUZ
  • Escamillo MAHARRAM HUSEYNOV
  • Micaela MIREN URBIETA-VEGA
  • Dancaire ISAAC GALÁN
  • Frasquita ANA MARQUÉS
  • Mercedes ANDREA NIÑO
  • Remendado DAVID BARRERA
  • Zuñiga MAX HOCHMUTH
  • Morales FERNANDO CAMPERO

ORQUESTA FILARMÓNICA DE GRAN CANARIA

CORO INFANTIL DE LA OFGC – Dirección, MARCELA GARRÓN.

CORO DEL FESTIVAL DE ÓPERA – Dirección, OLGA SANTANA

PRODUCCIÓN ACO

 

Teatro Pérez Galdós, 18 marzo 2021


photo©Nacho González Oramas / ACO

150 ma non li dimostra. Li ha compiuti lo scorso 3 marzo, si tratta di Carmen, capolavoro assoluto, ora in scena al Teatro Pérez Galdós di Las Palmas di Gran Canaria, secondo titolo del Festival d’opera intitolato ad Alfredo Kraus e prodotto dalla ACO, associazione Amigos Canarios de la Ópera giunto alla 58ª stagione.

photo©Nacho González Oramas / ACO

Gli organizzatori ed il Patronato del Turismo canario che gentilmente mi ospitano, hanno di che esserne orgogliosi: tre recite a teatro completamente esaurito a riprova che il cosiddetto repertorio ha sempre un forte richiamo sul pubblico.

photo©Nacho González Oramas / ACO

Opera “falsamente” spagnola, sia per l’originale di Mérimée che per la francesissima musica di Bizet, il quale però si rifece allo spagnolissimo Yradier per la popolarissima habanera, nelle Isole ispaniche come nella Penisola è considerata comunque una creatura locale e si fatica a discernere la fantasia di improbabili vicinanze tra Andalusia e il Paese Basco da cui in teoria dovrebbero provenire sia Don José che l’Immacolata Micaela, questa poi con una tempistica da jet privato.

photo©Nacho González Oramas / ACO

Tant’è, successo trionfale e meritatissimo con pubblico visibilmente soddisfatto. Innanzi tutto di ritrovare la Spagna, sia pure di cartapesta, ma con ben definiti i quattro atti. Dunque nessuno stravolgimento drammaturgico e nemmeno temporale: era ora. L’allestimento proviene dal Teatro Verdi di Trieste e Carlo Antonio De Lucia ne firma scene e regia. La sua massima, controcorrente e provocatoria, è che “la miglior regia è quella che non si vede”. Il ché è vero solo in parte, poiché la mano sicura, il senso dell’equilibrio, la gestione delle masse e la cura dei solisti si fanno apprezzare per la solida professionalità, messa sempre a dura prova in questi casi estremi di tempi risicati e prove ridotte all’osso. Ma ciò che conta sono i risultati, doppiamente apprezzabili a badget contenutissimi, specie se paragonati alle faraoniche spese dei grandi teatri per allestimenti assurdi. I costumi li firma come sempre Claudio Martín, le luci le crea Grace Morales.

photo©Nacho González Oramas / ACO

Bella prova quella dell’Orquesta Filarmónica de Gran Canaria ed apprezzabile la prestazione dei due cori, riuniti per l’occasione: il Coro del Festival de la Ópera, istruito da Olga Santana, il Coro OFGC diretto da Luis García Santana a cui si è unito pure il Coro Infantil OFGC guidato da Marcela Garrón.

photo©Nacho González Oramas / ACO

A dirigere il giovane Maestro Rafael Sánchez-Araña, titolare dell’orchestra sinfonica di Las Palmas, che ha optato per la versione originale, con qualche accenno ai recitativi musicati da Guiraud, per esempio quello che precede l’aria di Micaela nel terzo atto, ma sostanzialmente tagliando tutti i dialoghi. Ciò nonostante il ritmo narrativo non è stato compromesso, alcuni tagli, specie nel quarto atto, giustificabili per la contingenza (mancanza di figurazione per la sfilata dei tori, risolta con un quadro flamenco) e nell’insieme un’ottima tenuta generale con un buon equilibrio col palcoscenico.

photo©Nacho González Oramas / ACO

Qui si è esibito un notevole cast, iniziando proprio dai molto validi, sia vocalmente che scenicamente, Morales, il baritono Fernando Campero e Zúñiga, il basso Max Hochmuth. Ottimi i due contrabandieri: il tenore David Barrera, Remendado ed Il baritono Isaac Galán, Dancairo. Molto brave le due zingarelle: la svettante in acuto Frasquita del soprano Ana Marqués e la prorompente Mercedes del mezzosoprano Andrea Niño, entrambe scatenatissime.

photo©Nacho González Oramas / ACO

Il baritono azero Maharram Huseynov si impone per l’arrogante presenza e la poderosa vocalità come un superbo torero Escamillo, guadagnandosi una meritata ovazione dopo il celebre “toast”. Trionfo e grida di “brava!” condivisibili per la fresca, ma pure intensa, Micaela del soprano Miren Urbieta-Vega, voce importante da seguire con attenzione e che presto affronterà ruoli lirici molto impegnativi.

photo©Nacho González Oramas / ACO

Ho una speciale predilezione per il tenore messicano Arturo Chacón-Cruz, qui Don José. Padrone di una tecnica soldissima che gli permette un controllo esemplare dell’emissione, svetta in acuto con sicura lucentezza guadagnando in qualità timbrica ed arricchendo così una voce che per natura non è bellissima. Ma lì stanno la bravura ed intelligenza dell’interprete. Ha cesellato idealmente l’aria del fiore, ha usato con pertinenza stilistica i suoni misti nel duetto con Micaela ed ha convinto, con accenti drammatici pur sempre controllatissimi nella pur scenica disperazione, nel duetto finale con Carmen.

photo©Nacho González Oramas / ACO

Questa ha trovato nel mezzosoprano russo Yulia Matochkina una vocalità lussureggiante, bella nel timbro, con suoni avvolgenti, ambrati, acuti vibranti e dinamiche sfumate, pur nella generosità degli armonici. Il potenziale, oltre che il materiale, è altissimo e di grande qualità. Manca, specie nei primi due atti, un controllo interpretativo, tendendo ad essere più allupata che femminilmente seducente, ma dal terzo atto prende il volo con temperamento drammatico, sfociano in un quarto atto di totale credibilità scenica e vocale. Bravissima. Da non perdere d’occhio.

Andrea Merli

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