LAS PALMAS DI GRAN CANARIA: Il tabarro e Le villi – Giacomo Puccini, 17 febbraio 2025

LAS PALMAS DI GRAN CANARIA: Il tabarro e Le villi – Giacomo Puccini, 17 febbraio 2025

IL TABARRO 

LE VILLI

Giacomo Puccini

Direttore LORENZO PASSERINI

Regia e Scene DANIELE PISCOPO

Personaggi e Interpreti:

  • Luigi/Roberto JONATHAN TETELMAN
  • Giorgetta/Anna  CARMEN GIANNATTASIO
  • Michele/Guglielmo DARIO SOLARI
  • Il Talpa MAX HOCHMUTH
  • Il Tinca DAVID BARRERA
  • La Frugola ALESSANDRA DELLA CROCE
  • Vendedor FRANCISCO NAVARRO
  • Enamorada MARINA DÍAZ
  • Enamorado GIACOMO CAPITTA

 

ORQUESTA FILARMÓNICA DE GRAN CANARIA

CORO DEL FESTIVAL DE ÓPERA – direttore OLGA SANTANA

PRODUCCIÓN ACO

 

 

Teatro Pérez Galdós, 17 febbraio 2025


photo©Nacho González Oramas/ ACO

La 58esima stagione d’opera, nel nome del massimo tenore canario Alfredo Kraus, prende il via a Las Palmas nel Teatro Pérez Galdós con un inconsueto dittico pucciniano che risponde, in realtà, ad un desiderio dell’Autore, il quale nell’ormai remoto 1917, appena finito di comporre Il Tabarro, la prima delle tre opere in un atto che completano Il Trittico, aveva considerato l’ipotesi di abbinarla alla sua opera prima, Le Villi del 1884, ampliata in due atti con l’aggiunta di tre arie per i solisti al Teatro Regio di Torino nel 1885. Se nell’Isola Il Tabarro era già approdato con due nel marzo del 1984, per Le Villi si è trattato di una novità assoluta. Del resto è opera che anche in Italia viene eseguita assai di rado.

photo©Nacho González Oramas/ ACO

Il raffronto tra la più “anticonvenzionale”, si passi il termine, opera di Puccini, sia per il soggetto, vera e propria denuncia sociale nell’aria del tenore Luigi “Hai ben ragione”, che per le soluzioni armoniche, la modernità dell’orchestrazione, la “contaminazione” con dissonanze e rumori di un nascente traffico cittadino, il clakson delle prime automobili, ne Il Tabarro e la “scapigliata”, ma sinfonicamente ricca e fantasiosa leggenda de Le Villi, è molto interessante poichè in poco più di due ore di musica s’individua l’incredibile percorso maturato da Puccini in circa 35 anni di attività.

photo©Nacho González Oramas/ ACO

L’elegante e partecipe pubblico che gremiva il teatro ha molto gradito la “strana coppia”, servita da uno spettacolo perfettamente centrato. Daniele Piscopo firma scene e regia; ricrea la vita parigina del sottoproletariato sugli argini della Senna e sulla chiatta ancorata alla riva del fiume con credibile realismo, cercando nei protagonisti una caratterizzazione naturale, mai sopra le righe, con una recitazione fluida, i giusti movimenti scenici. Azzeccatissimi i costumi: li firma Claudio Martín, che posticipa l’epoca de Il Tabarro di un decennio, mentre rimane in epoca per Le Villi; le luci – dal crepuscolo alla notte fonda aprezzabile con belle proiezioni sul fondale – si debbono a Grace Morales. La situazione si ribalta con Le Villi, dove all’inizio la festa paesana si svolge con grande allegria per lasciare il passo, prima alla passione ed ai giuramenti d’amore eterno, quindi alla Tregenda, agli incubi del protagonsita circondato dalle fantasmagoriche ninfe, tra cui emerge il vendicativo fantasma della fanciulla tradita, che lo trascinano nella ridda infernale fino alla morte. Il clima “gotico” della leggenda è perfettamente evocato, di nuovo, dalle proiezioni, dall’uso sapiente delle trasparenze del tulle e soprattutto dalle idonee coreografie realizzate da Natalia Medina e dalla sua ottima compagnia di Danza.

photo©Nacho González Oramas/ ACO

Musicalmente è stato un trionfo, specie per i tre solisti che si sono esibiti in entrambe le opere: il soprano Carmen Giannattasio è prima appassionata e veemente Giorgetta; ha avuto un trascinante slancio vocale ed emotivo in un’emozionante esecuzione dell’aria “È ben altro il mio sogno”; quindi si è calata nella parte angelicale, sebbene impegnativa vocalmente, della virginea Anna con un’elegiaca esecuzione dell’aria “Se come voi piccina”, per dare poi voce all’invasato fantasma con un piglio decisamente drammatico; l’ottimo baritono Dario Solari, Michele accorato nel duetto con Giorgetta, ma poi amareggiato in “Nulla, silenzio” e feroce, violento nel tragico finale con quella terribile ingiunzione “Vieni nel mio tabarro” dove nasconde il cadavere. In grande spolvero pure nella parte di Guglielmo, certamente più convenzionale, ma a cui Puccini dedicò un’aria assai suggestiva: “Anima santa della figlia mia”, cantata con il giusto pathos.

photo©Nacho González Oramas/ ACO

Infine, acclamatissimo soprattutto dopo l’aria di Roberto ne Le Villi: “Torna ai felici dì”, indubbiamente la pagina più nota dell’opera assieme alla Tregenda a ritmo di scatenata tarantella, il tenore americano Jonathan Tetelman, molto apprezzato anche come Luigi, lo scaricatore di porto che muore assassinato. Dotato di voce ampia, timbricamente solare e assai bella, con dovizia di armonici e squillo vibrante, vince facilmente in queste parti da tenore lirico spinto, dimostando per altro una progressiva maturazione, sia sul lato espressivo, qui inappuntabile pure la dizione, che su quello puramente tecnico, poiché a differenza di quanto udito un anno fa in Fedora – sempre qui alle Canarie – ora la voce suona più libera, senza forzature anche negli acuti di forza. Insomma, habemus tenore!

photo©Nacho González Oramas/ ACO

Molto bene le parti di fianco. Iniziando dalla voce registrata del narratore in due interventi, prima del brano sinfonico “L’Abbandono” e della Tregenda dove, nel descrivere il malcapitato Roberto, volutamente si cita Dante con due ottave di endecasillabi chiusi dal rimando ai primi due versi della Divina Commedia: “Ei, tremando di freddo e di paura, / È già nel mezzo della Selva oscura.”  La voce è quella dell’attore Giuseppe Reggiori. Ottima la vivace Frugola del mezzosoprano, svettante in acuto e dalla voce assai presente, Alessandra Della Croce in coppia con Il Talpa del giovane basso Max Hochmuth, che di anno in anno dimostra di crescere artisticamente. Molto ben caratterizzato Il Tinca del tenore David Barrera; intonata e fresca la coppia di innamorati, il tenore Giacomo Capitta ed il soprano Marina Diaz. Una menzione speciale la merita il veterano tenore Francisco Navarro (classe 1951) che ripete la parte di Venditore di Canzonette che segnò il suo debutto artistico nel 1984! Voce ferma, sempre ben proiettata “in punta”, come si dice in gergo teatrale, intonazione adamantina: a dimostrare che quando si gode di buona salute e si possiede la tecnica corretta, la voce risponde sempre.

photo©Nacho González Oramas/ ACO

La prestazione del coro del Festival de Ópera, come sempre istruito dall’inossidabile Olga Santana, è stata precisa e puntuale; benissimo l’Orchestra Filarmonica di Gran Canaria sotto la guida del Maestro Lorenzo Passerini, il quale ha condotto con polso sicuro le due opere, trovando le giuste e diversissime atmosfere: quella a tratti tetra ed oppressiva del Tabarro, salvo poi esplodere in frasi frementi ed ampie volute musicali, quella sognante e riccamente sinfonica de Le Villi, realizzando una Tragenda memorabile per slancio e ritmo incandescente. Un successo ampiamente meritato per tutta la compagnia.

Andrea Merli

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