PIACENZA: Rigoletto – Giuseppe Verdi, 18 dicembre 2022

PIACENZA: Rigoletto – Giuseppe Verdi, 18 dicembre 2022

GIUSEPPE VERDI

Rigoletto

melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave
dal dramma Le roi s’amuse di Victor Hugo


direttore Francesco Ivan Ciampa
regia Leo Nucci
Personaggi e Interpreti:
  • Il duca di Mantova Marco Ciaponi
  • Rigoletto Amartuvshin Enkhbat
  • Gilda Federica Guida
  • Sparafucile Mattia Denti
  • Maddalena Rossana Rinaldi
  • Giovanna Elena Borin
  • Il conte di Monterone Christian Barone
  • Marullo Stefano Marchisio
  • Matteo Borsa Andrea Galli
  • Il conte di Ceprano Juliusz Loranzi
  • La contessa di Ceprano Emanuela Sgarlata
  • Un paggio Agnes Sipos
  • Un usciere Lorenzo Sivelli
regista collaboratore Salvo Piro
scene Carlo Centolavigna
costumi Artemio Cabassi
luci Michele Cremona

ORCHESTRA FILARMONICA ITALIANA

CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA

maestro del coro Corrado Casati

 

NUOVO ALLESTIMENTO

coproduzione
Teatro Municipale di Piacenza
Teatro Comunale di Ferrara

 

Teatro Municipale, 18 dicembre 2022


Rigoletto per la regia del Rigoletto per antonomasia degli ultimi tempi: Leo Nucci. Prima o poi, più poi che prima visto che il celebre baritono ha deciso di lasciare definitivamente di vestire “la gobba”, doveva succedere ed è capitato – dove sennò? – a Piacenza, al Teatro Municipale che lo ha già visto debuttare nelle vesti di regista in fortunati allestimenti di Luisa Miller, Elisir d’amore, Un ballo in maschera, Simon Boccanegra, alcuni di questi esportati oltralpe. Nucci si definisce, con estrema modestia, non senza una punta di ironica e garbata polemica, “metteur en scene”. Cioè dichiarando a priori la sua fedeltà assoluta al libretto, alle didascalie e – ovviamente – alla musica. In questo caso in un titolo che ha sviscerato nei più impensabili meandri nel corso di oltre seicento recite, dove ha sempre cercato di superarsi interpretativamente cercando di rinnovarsi, di aggiungere o sottrarre a seconda delle situazioni, un accento, un’intenzione, ottenendo invariabilmente consenso unanime di pubblico, dei melomani molti dei quali hanno affettuosamente ribattezzato in suo onore l’opera “Rigoleo”.

Fondazione Teatri di Piacenza: Rigoletto – Giuseppe Verdi

Preambolo forse superfluo, ma dovuto da chi lo segue dall’ormai remoto 1968, quando a Spoleto in uno storico allestimento del Tristano per la regia di Giancarlo Menotti vestì i panni di Mellot (conservo ancora il programma di sala!) e che si reputa, prima che ammiratore, amico fraterno.

Ora recandoci ad assistere alla sua versione di Rigoletto del buon Peppino, siamo perfettamente consci che non ci troveremo davanti l’ennesimo, quanto abusato, tentativo di fare del Regie-Theater e che l’opera si svolgerà nel solco della più consolidata tradizione italiana. Per la gioia del pubblico che in teatro vuole assistere al… Rigoletto. Il tasto, la riprova, me l’ha fornito e confermata la mia accompagnatrice, neo melomane (eh… chi va col zoppo impara a zoppicare!) milanese, al suo primo Rigoletto: ne è rimasta incantata. Spesso dimentichiamo, o peggio colpevolmente snobbiamo, il pubblico “vergine”, coloro che non assistono a cinque o sei Rigoletti per stagione al punto di annoiarsi: ci tengo a ribadire che non è il mio caso! Il lavoro di Nucci è rivolto a costoro, senza tentare impossibili e fuorvianti analisi sociopolitiche e psicologiche, senza trasposizioni temporali, senza cappottoni e macchine in scena, senza finto whisky e finte sigarette, senza stupri e altre amenità sessuali che vanno dalla omosessualità all’incesto. Finalmente!

Fondazione Teatri di Piacenza: Rigoletto – Giuseppe Verdi

Alcuni potranno rimproverargli un eccesso didascalico, ma la comparsa di una figurante nei panni della gelosa e forse rassegnata Duchessa, lo sfarfalleggiare del paggio, personaggio che non ha più un’apparizione episodica nel secondo atto, la cui graziosa figura viene sfruttata scenicamente e pure l’apparizione muta di Maddalena, durante il duetto tra Sparafucile e Rigoletto nella scena dell’oscuro calle (risolta in proscenio per favorire il cambio scena sfruttando le luci della ribalta ed il prezioso sipario dipinto del Teatro Municipale) hanno avuto una funzione logica nel corso di un’azione che non lascia nulla al caso.

Fondazione Teatri di Piacenza: Rigoletto – Giuseppe Verdi

Va pure sottolineato che si tratta di un allestimento praticamente a “costo zero”, cioè giostrato in estrema economia dalla prudente ed ottima amministratrice nonché direttrice del Teatro Cristina Ferrari la quale, a capo di uno dei più validi teatri di tradizione, dimostra come con poco si può fare molto. Le scene, firmate da Carlo Centolavigna, recuperano elementi del Falstaff (gli alberi) dell’Elisir d’amore (le costruzioni in “pietra” della casa di Rigoletto e poi della taverna di Sparafucile) del Simon Boccanegra… e mi limito agli elementi che ho riconosciuto. Quest’arte tutta italiana dell’arrangiarsi e di gestire elegantemente quanto si ha in casa gode della mia totale approvazione. Ottima l’illuminazione di Michele Cremona e splendidi – senza mezzi termini – i costumi creati per l’occasione da quel “mago” che risponde al nome di Artemio Cabassi, il quale rinuncia ad una ricostruzione calligrafica – ai pizzi e merletti ed alle pesanti borchie e catene del XVI secolo per intenderci – e ricrea una personale rivisitazione dello stile rinascimentale sfruttando soprattutto la tavolozza dei colori pastello (ma il costume verde acido della Duchessa ed il mantello azzurro elettrico del Duca  meriterebbero un capitolo a parte) che ritroviamo nella giubba del buffone, in una foggia che potrebbe richiamare i quadri di Mondrian. La preziosità delle stoffe, shantung di seta pesante nella maggior parte, fa il resto. Menzione speciale merita pure Salvo Piro, aiuto regista e braccio destro di Nucci nei suoi spettacoli.

Fondazione Teatri di Piacenza: Rigoletto – Giuseppe Verdi

Musicalmente apprezzatissima la direzione di Francesco Ivan Ciampa – alcuni tagli nelle riprese delle cabalette ampiamente giustificabili – che si conferma un professionista sicuro e che procede ad una lettura spedita, senza cali di tensione e con un esemplare rapporto tra buca e palcoscenico dove le voci sono sostenute con affetto oltre che con estrema cura. Buona la prestazione dell’Orchestra Filarmonica Italiana e del coro maschile, istruito come sempre ottimamente da Corrado Casati.

Fondazione Teatri di Piacenza: Rigoletto – Giuseppe Verdi

Il passaggio di testimone tra “Rigoletti” non poteva essere più fortunato: Amartuvshin Enkhbat è oggi il baritono di punta a livello internazionale. Inutile sottolineare che la sua interpretazione guadagna di giorno in giorno per penetrazione della parola cantata, fraseggio, accento, colori e partecipazione scenica, qui maggiormente sospinta dal regista. Vocalmente sembra superfluo tesserne ancora le lodi; basti il commento di un veterano loggionista presente in sala: “Dai tempi di Bastianini non si sentiva una voce simile a questa”. E tanto basti. Al suo fianco una schiera di altrettanto giovani interpreti: il tenore di Barga, Marco Ciaponi, crea un Duca giovane e fresco grazie ad una bella vocalità lirica ed al timbro chiaro e penetrante. La baldanza vocale è confermata dalla facilità nella salita all’acuto, ivi compreso lo scabroso Re nella chiusa della cabaletta “Possente amor mi chiama”, e da una resa musicale ineccepibile sostenuta da una bella, apprezzabile presenza scenica ed una scioltezza considerevole pure nella recitazione. Il soprano palermitano Federica Guida, Gilda, si conferma tra i nomi di spicco della nuova generazione: bel timbro, capacità espressive notevoli, estensione sicura al Mi bemolle preso con disinvoltura due volte alla fine del duetto della “vendetta” con Rigoletto, il bis concesso in proscenio e appuntamento inevitabile, richiesto insistentemente va detto, con la regia di Leo che quel bis si può dire lo aveva per contratto!

Fondazione Teatri di Piacenza: Rigoletto – Giuseppe Verdi

Benissimo i due fratelli “terribili”, Sparafucile il basso piacentino Mattia Denti, altra presenza sempre rassicurante di sicuro professionismo e la ammaliante Maddalena del mezzosoprano Rossana Rinaldi, la quale ha ormai il ruolo cucito sulla pelle per quante volte lo ha rappresentato e sempre con ottimi risultati vocali e scenici. Della lunga schiera di ruoli di fianco piace ricordare il sonorissimo Marullo del mercuriale baritono Stefano Marchisio, la bella coppia formata da Juliusz Lorenzi, Conte di Ceprano ed Emanuela Sgarlata, sua “moglie” la Contessa, il Conte di Monterone del giovane Christian Barone, la Giovanna di Elena Borin (anche lei in shantung di seta, si vede che di mance ne prendeva tante!) ed ancora lo squillante tenore Andrea Galli, Matteo Borsa, Lorenzo Sivelli usciere di corte ed infine il Paggio di Agnes Sipos, un vero trottolino scenico.

Il teatro offriva un rassicurante aspetto di tutto pieno, sebbene fosse il giorno della finale dei Mondiali di calcio, ed il pubblico è parso particolarmente festante attardandosi in lunghi e prolungati applausi.

Andrea Merli

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