CORUÑA (SPAGNA): La forza del destino – Giuseppe Verdi, 3 settembre 2022

CORUÑA (SPAGNA): La forza del destino – Giuseppe Verdi, 3 settembre 2022

LA FORZA DEL DESTINO

Giuseppe Verdi

 

 

GIUSEPPE FINZI – Direttore

  • Angela Meade – Leonora
  • Alejandro Roy – Don Alvaro
  • Ginger Costa-Jackson – Preziosilla
  • Luiz-Ottavio Faria – Padre Guardiano
  • Luis Cansino – Fray Melitone – Don Carlo
  • Alejandro Baliñas– Marques de Calatrava/ alcalde
  • Moises Marin– Trabucco Monica Redondo- Curra Grabriel Alonso- Chirurgo

 

 

Teatro Colòn, 3 settembre 2022


La associazione Amigos de la Opera de A Coruna, cui collabora la Deputaciòn da Coruna, è giunta al notevole traguardo dei 70 anni, il ché la pone al vertice per anzianità delle analoghe Associazioni in Spagna, con un nuovo direttore artistico: il tenore venezolano Aquiles Machado, di lunga e fortunata carriera, il quale alla preparazione musicale, conoscenza del repertorio e attenzione agli artisti emergenti, non solo a livello nazionale, è pure in grado di imporre un ritmo e scelte artistiche che, obiettivamente, chi l’opera la vive in prima persona può garantire più di altri, a volte vincolati al potere politico e alle agenzie.

Sotto l’occhio vigile della presidente della Associazione dal 2003, l’ineffabile signora Natalia Lamas, dama di altri tempi per classe, eleganza e savoir-faire, già docente al Conservatorio de A Coruna e pianista di vaglia, la quale sorveglia, attenta padrona di casa, ogni fase della programmazione, la stagione s’è inaugurata il 1° di settembre con un Gala operistico offerto dal soprano lituano Asmik Grigorian, accompagnata dal pianista russo Lukas Genusias, con un programma del tutto simile a quello proposto con grande successo anche al Teatro alla Scala domenica 4 settembre. Al margine della cronaca artistica, l’incidente provocato dalla mancata consegna dei bagagli all’arrivo: le valige “perse” hanno costretto la Grigorian ad esibirsi con l’abbigliamento “casual” che aveva durante il viaggio, jeans e giubbotto, il ché lungi da mostrarsi un handicap ha aggiunto spontaneità e simpatia alla serata.

Secondo appuntamento con La Forza del Destino, proposta in forma di concerto. E’ ben vero che in un’opera in cui le scene di massa hanno tanta rilevanza la componente visuale ha una grande importanza; a prova di ciò stanno le “Ordinazioni e la Disposizione scenica” imposte dall’Autore per la versione definitiva alla Scala del 1869, qui eseguita nella sua totale integrità. Ma è anche vero che, personalmente reduce da due edizioni, a Firenze ed a Graz in Austria, in cui si è visto di tutto e di più meno che quanto previsto dal libretto, la versione in forma cocertante permette di concentrarsi sulla musica, sui solisti, ed evita la fatica di cercare di descrivere l’indescrivibile.

Iniziamo dalla superba prestazione dell’Orchestra Sinfonica di Galizia, una delle migliori formazioni in ambito ispanico e non solo, ubbidiente alla direzione di Giuseppe Finzi, Maestro d’indiscutibile professionalità, l’elemento giusto per la lunga e provata esperienza teatrale a dirigere un cast in cui quasi tutti debuttavano la rispettiva parte, tolto il Padre Guardiano dell’autorevole, profondo e ben intonato basso brasiliano Luiz Ottavio Faria e la procace Preziosilla del mezzosoprano italo-americano Ginger Costa-Jackson, scatenata scenicamente da far rimpiangere la mancanza dell’azione scenica. Una lettura, quella garantita da Finzi, ampiamente descrittiva, vivace e brillante nelle scene popolari, l’osteria di Hornachuelos, il campo di Velletri e poi tutta la scena di Melitone all’inzio dell’ultimo atto, quanto intensa, accorata e appassionata nei momenti più lirici, ma pure percuotente, ostinata nell’incedere beethoveniano del motivo che accompagna Leonora ed il suo tremendo destino. Bene il coro, certo di organico ai limiti delle possibilità, ma ben istruito dal M° Javier Fajardo e nell’insieme efficace.

Il soprano americano Angela Meade, di presenza frequente sui nostri palcoscenici, ha siglato un meraviglioso debutto di ruolo nella parte di Leonora di Vargas, ottenendo un meritatissimo successo personale. Voce perfettamente emessa, dal timbro carezzevole e dal colore inconfondibile per dolcezza, ricca di armonici, dizione e fraseggio già mirabilmente perfetti e maturi. La presa in pianissimo di un Si naturale nell’aria “Me pellegrina ed orfana” e poi le messe in voce, con fiati dosati alla perfezione, hanno operato una autentica magia tra lei ed il pubblico che le ha dedicato applausi interminabili già dopo le singole arie.

Alejandro Roy ha fornito a Don Alvaro tutta la gagliardia tenorile e la eroica prestanza del personaggio romantico. Forte di una voce squillante, da vero “espada” nella migliore tradizione dei tenori spagnoli, ha sfoggiato un fraseggio ardente nelle invettive, ma ha trovato anche i colori e un canto più intimo sia nella sua splendida aria che apre il terzo atto, che nel successivo duetto “della barella” con Don Carlo de Vargas. Veemente nei duetti col baritono e quindi nel terzetto “manzoniano” del finale. Pure a lui un meritatissimo successo.

Il baritono Borja Quiza giocava in casa ed il pubblico lo ha sostenuto in questo suo decisivo e bel debutto di ruolo, in un momento in cui la sua carriera si sta orientando su ruoli drammatici non solo verdiani. L’intelligenza dell’interprete di cantare senza forzare il suono, eppure con ampie sonorità sempre proiettate in avanti, con un acuto sostenuto con forza e tenuto vigorosamente, gli hanno garantito un interminabile applauso dopo l’aria “Urna fatale” e relativa cabaletta, ma è piaciuta e molto anche la “ballata” di Pereda e si è dimostrato musicalmente perfetto in tutto il prosieguo dell’opera.

E’ noto quanto Verdi tenesse alle parti di fianco, che in quest’opera assurgono a ruolo protagonistico. Di Preziosilla, che nel dramma di Saavedra fa una fugace apparizione solo nella prima scena e che Verdi impone, incrocio tra Carmen ed Oscar di Un ballo in maschera nell’osteria del secondo atto e poi rinata Figlia del Reggimento nel campo di Velletri, si è detto. Melitone è uno dei personaggi emblematici dell’opera, reinventato da Verdi e Piave: questo frate quasi laico, brontolone e spazientito che, alla fine, si prende pure beffe del Superiore nel duetto “Del mondo i disinganni”, anticipa chiaramente Falstaff e necessita di un vero, grande interprete: tale è risultato il baritono Luis Cansino, voce robusta, sonora e piena, dotato di una verve  che è scaturita in un fraseggio divertente e nell’accento sempre appropriato. Idem Mastro Trabuco, prima mulattiere e poi rivendugliolo con la sua arietta “A buon mercato” che Mussorgsky, nonostante avesse organizzato a San Pietroburgo una contestazione alla terza recita nel febbraio del 1862, terrà ben presente quando darà voce all’Innocente del Boris. Qui abbiamo avuto nel tenore Moises Marin, prossimo al debutto quale Pollione nella Norma in scena il 22 settembre, un interprete di lusso che ha dato alla parte un rilievo inconsueto, senza necessità di caratterizzare nasalmente la voce da … vecchietto del Far West, come spesso capita. Una bella sorpresa ce l’hanno riservata l’ottimo Marchese di Calatrava, e poi Alcalde, del 24enne basso, sempre di A Coruna, Alejandro Baliñas: un elemento da non perdere di vista e che sicuramente è destinato a grandi cose, e con lui la bravissima Curra, qui affidata ad un contralto, Monica Redondo, altra fortunata scelta di Machado che l’ha fatta uscire dalle file del coro Intermezzo. Bene, nel meteorico ruolo, pure il Chirurgo intonto dal tenore Gabriel Alonso.

Si è trattato, in fine, di un concerto molto riuscito, seguito con grande partecipazione da un pubblico che ha affollato il Teatro Colòn, praticamente esaurito, e che si è pure attardato lungamete agli applausi finali, nonostante l’opera sia finita oltre le 23 e 30. Troppo lunga? No, è volata via!

Andrea Merli

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