FIRENZE: Linda di Chamounix – Gaetano Donizetti, 21 settembre 2021

FIRENZE: Linda di Chamounix – Gaetano Donizetti, 21 settembre 2021

Linda di Chamounix

opera in tre atti di Gaetano Donizetti

 melodramma semiserio

su libretto di Gaetano Rossi

 

 

Maestro concertatore e direttore Michele Gamba

Regia Cesare Lievi

Personaggi e Interpreti:

 

  • Linda Jessica Pratt
  • Pierotto Teresa Iervolino
  • Carlo Francesco Demuro
  • Antonio Vittorio Prato
  • Maddalena Marina De Liso
  • Il marchese Boisfleury Fabio Capitanucci
  • Il Prefetto Michele Pertusi
  • L’intendente del feudo Antonio Garès

 

 

Scene e costumi Luigi Perego

Luci Luigi Saccomandi

Coro e Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino

Maestro del Coro Lorenzo Fratini

Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, 21 settembre 2021


Ripresa con pubblico, sebbene ancora “confinato” ad un assurdo 40% della capienza: non bastasse la mascherina obbligatoria per tutta la durata dello spettacolo all’interno del teatro, la misurazione della temperatura corporea e, buon ultima, l’esibizione dell’altrettanto obbligato “Green Pass” ministeriale, questa Linda di Chamounix in realtà ha visto la luce dello “streaming” lo scorso mese di febbraio. Non di meno la verifica teatrale, dal vivo e specie per la componente musicale e in partiolare vocale, è stata un’ottima conferma.

Innanzitutto della squisitezza belcantistica della protagonista, Jessica Pratt, la quale seppure annunciata colpita dal “colpo della strega” (e cioè una lombo sciatalgia) che le ha in parte impedito di eseguire tutti i movimenti scenici disposti dalla regia, il ché molto spesso si rivela un vantaggio anche per chi guarda, non si è certo risparmiata sul versante vocale ed interpretativo. La sua voce cristallina, dotata di un’estensione ragguardevole che le permette di spaziare con noncuranza nella stratosferica zona sovracuta, ma senza perciò peccare di edonistico esibizionismo, anzi con delle puntature e variazioni (lo spartito è stato eseguito praticamente integralmente) assolutamente motivate dalla situazione scenica, dalla musicalità adamantina e da un gusto personale che la rende impagabile in questo ruolo. Linda conosce tanti stati d’animo, dal candore ingenuo della villanella, all’altero sprezzo verso il nobile, ma volgare seduttore, alla follia, alla gioia ed all’amore. Sin dall’entrata, brillante e coinvolgente con “O luce di quest’anima” la Pratt ha dimostrato una presa del personaggio accattivante, esplodendo poi nella follia della cabaletta “No, non è ver mentirono” finale del secondo atto. Una prova, la sua, memorabile e che ha colto in pieno la natura del personaggio senza cedere a superflui e stucchevoli bamboleggiamenti. Bravissima!

Va detto che tutto il cast è parso perfettamente in parte e di un livello superiore. In una parte ostica ed ingrata, poiché le difficoltà della tessitura non compensano un personaggio tutto sommato defilato, Francesco Demuro ha colpito a segno sia nella tessitura acutissima, che per lui è il pane quotidiano, quanto nella intensità e dolcezza del fraseggio e dell’accento, interpretando un Carlo, Visconte di Sirval, nobile, elegante ed appassionato. A lui, finalmente, è riservata una delle pagine più ispirate dell’intera (e bellissima) opera: l’aria “Se tanto in ira agli uomini”, non a caso fu cavallo di battaglia di Alfredo Kraus e che ci fa riflettere su quanto avrebbe potuto ancora comporre e lasciarci Donizetti se questa, di fatto, non fosse stata l’ultima sua opera.

Il ruolo di Pierotto, la cui canzone con la ghironda costituisce una sorta di richiamo per il corso di tutta la vicenda, ha trovato in Teresa Iervolino, dalla calda e morbida vocalità suadente, l’interprete ideale, sia vocalmente che scenicamente nel tracciare la figura del ragazzotto adolescente. Ottimo Antonio il baritono Antonio Prato, cui spetta la frase “rivoluzionaria” dell’opera (si era a Vienna nel 1840) “Perché sian nati poveri ci credon senza onor” anticipando quel Miller verdiano che pure si ribellerà in nome della figlia al potere costituito da una nobiltà assolutista. Bene pure la Maddalena di Marina De Liso: e qui si rende necessaria una parentesi sulla regia, poiché i genitori di Linda non devono essere necessariamente vetusti, lei è appena adolescente, mentre qui sono impersonati da due vecchi cadenti e non v’è nulla di più assurdo, in scena, di spacciare un bel giovane palestrato per Matusalemme.

Citato l’episodico Intendente del tenore Antonio Garés, comunque idoneo al ruolo, mi piace sottolineare le due magnifiche prestazioni di Michele Pertusi, imponente (ed onnipresente) “rettore” o meglio Prefetto, la cui autorevolezza vocale e duttilità nel canto migliorano nel tempo ed è sempre più bravo, e di Fabio Capitanucci il quale nel ruolo buffo, ma vocalmente esposto, del Marchese di Boisfleury crea un personaggio divertente, ma contenuto in una comicità esemplare, cantato senza sotterfugi o discese al parlato come la parte potrebbe suggerire.

Ottima la prestazione del coro istruito da Lorenzo Fratini; apprezzabile la direzione di Michele Gamba, preso dall’entusiasmo e dunque impetuoso nelle agogiche a rischio di coprire le voci (buona regola, come insegna il M° Campanella, sarebbe eliminare i raddoppi degli strumenti in orchestra quando si esegue Donizetti) anche perché l’acustica del nuovo teatro, aperta e con un golfo mistico che pare un oceano, non aiuta a contenere e proiettare il suono dal palcoscenico.

Infine lo spettacolo, firmato da Cesare Lievi per la regia con le scene e costumi di Luigi Perego e le luci di Luigi Saccomani, scorre senza intoppi, ma anche senza particolari guizzi, con qualche idea discutibile (quella di tenere per la durata di tutto il primo e terzo atto in un angolo il Prefetto, testimone muto degli eventi) ma sostanzialmente si lascia vedere e, tutto sommato, è funzionale allo svolgersi della semplice vicenda. E ciò, oggi come oggi, è un grande merito.

Andrea Merli

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