Las Palmas di Gran Canaria: MACBETH – Giuseppe Verdi, 19 giugno 2021

Las Palmas di Gran Canaria: MACBETH – Giuseppe Verdi, 19 giugno 2021

Macbeth

decima opera lirica di Giuseppe Verdi

libretto di Francesco Maria Piave

tratto dal Macbeth di William Shakespeare

 

Direttore FRANCESCO IVAN CIAMPA

Regia ALFONSO ROMERO

Personaggi e Interpreti:

  • Macbeth GEORGE GAGNIDZE
  • Lady Macbeth ANNA PIROZZI
  • Banquo MARKO MIMICA
  • Macduff FABIÁN LARA
  • Malcolm FRANCISCO CORUJO
  • Dama ESTEFANÍA PERDOMO
  • Domestico IVÁN FIGUEIRA

 

ORQUESTA FILARMÓNICA de GRAN CANARIA

CORO de AMIGOS CANARIOS DE LA ÓPERA

Direttore del coro OLGA SANTANA

Auditorium “Alfredo Kraus”, 19 giugno 2021


Ultima recita di Macbeth, delle tre previste, a chiudere una stagione assai travagliata a Las Palmas di Gran Canaria per i protocolli vigenti in fatto di Covid, che in Spagna variano da regione a regione sulla base e degli esiti sul procedere della pandemia e con regole che spesso sfuggono alla ragione. Per esempio a Las Palmas quella di ridurre l’orario di permanenza all’iterno del capiente Audiorium intitolato al tenore Alfredo Kraus, seppure riempito al di sotto del 50% della capienza (fortunatamente talmente ampia da consentire il normale avvicendamento degli abbonati, cosa che nel Teatro Pérez Galdos non sarebbe stata possibile) a non più di due ore e dunque di eseguire le opere senza intervallo. L’unica soluzione possibile è stata quella di procedere a numerosi piccoli tagli che il più delle volte riguardavano le parti corali, ma che per fortuna non hanno inficiato il procedere drammaturgico dell’opera. Questa condizione, chiamiamola così, che comporta, tra l’altro, una fatica addizionale per gli artisti, per tutti il direttore d’orchestra, l’ottimo Francesco Ivan Ciampa, che ovviamente non ha potuto mai abbandonare il podio. Si potrà obiettare che vi sono opere la cui durata di un singolo atto supera le due ore (per esempio il primo atto del Parsifal) ma è appunto un’eccezione. Ci si chiede perché in gran parte del mondo ci si è accaniti contro l’attività teatrale, laddove è il teatro forse il luogo più sicuro, almeno per il pubblico a cui, comunque e per quel che serve, veniva misurata la temperatura all’ingresso. Speriamo solo che questo incubo finisca presto.

In questo caso e rispetto alla precedente Adriana Lecouvreur (link qui) la parte vocale dei quattro principali protagonisti è stata quasi sempre rispettata. Ciampa riesce ad essere un abile narratore e in ciò seguito ammirevolmente dall’ottima orchestra Sinfonica di Gran Canaria e dal coro ben preparato da Olga Santana. Attento particolarmente nel trovare sia i colori notturni, che caratterizzano la tragedia, sia la proverbiale “tinta” verdiana che emerge nel canto demoniaco della Lady, ma poi si deve piegare con gli incubi del protagonista. Tra i momenti di maggior interesse l’esecuzione del celebre brindisi, laddove il ripetersi della seconda strofa ha assunto un che di mefistofelico e, dopo le apparizioni di Banco, di sotterranea minaccia. Ma è piaciuto molto anche l’accompagnamento del primo grande duetto del primo atto tra Macbeth e consorte, un momento di vera suspense musicale. Perfetta la tenuta nelle scene di assieme, il concertato finale primo ed il finale dell’opera. un gran bel risultato.

Il protagonista annunciato era il baritono mongolo Amartuvshin Enkhbat, che ha dovuto dare precedenza all’impegno fiorentino de La forza del destino (link qui) e dunque al suo posto è giunto il baritono georgiano George Gagnidze che, personalmente, ricordavo in un ottimo Rigoletto a Montecarlo, qualche tempo fa e poi per quella infelice Aida scaligera con la regia di Peter Stein, dove fu Amonasro. Al suo debutto nell’Isola ha siglato un Macbeth memorabile, non solo possiede una voce di ottima pasta ed un timbro autenticamente baritonale, ma è risultato assai convincente sia nella dizione che, soprattutto, nell’ottimo fraseggio: ne è scaturito un personaggio credibilmente bipolare, violento da un lato, ma debole e tormentato dall’altro, usando tutte le dinamiche possibili (in ciò sicuramente invogliato dal direttore) passando dal fortissimo a dei pianissimo quasi sibilati. Momento di gloria nella celeberrima aria dell’ultimo atto “Pietà, rispetto, amore” accolta con un esito trionfale al punto di far sforare, poi, l’orario previsto per il termine dell’opera.

Anna Pirozzi nella parte della Lady è semplicemente perfetta, per la grinta davvero luciferina in cui intinge “La luce langue”, ma anche per la grande scena del sonnambulismo (ahinoi senza il pertichino di Dama e Medico, che pure hanno una loro importanza drammatica) chiusa con un Re acuto reso smorzato nel produrlo in quinta, davvero efficacissimo. La Pirozzi ha per giunta una voce piena, rotonda ed emessa perfettamente su tutta la gamma, con una proiezione del suono che non teme spazi aperti o vasti, come è quello dell’Auditorium canarino. Si aggiungano delle agilità di tutto rispetto e si comprenderà che pure per lei alla fine è stato un trionfo pieno.

Il basso croato Markus Mimica, pure lui al suo debutto a Las Palmas, è stato un’ottimo Banco, apprezzato nel duetto iniziale con coro “Due vaticini compiuti or sono” e, soprattutto, dopo l’aria “Come dal ciel precipita” seppure privata del coro dei sicari. Fabian Lara, tenore messicano, è pure parso perfetto per la parte di Macduff, essendo la sua scena anticipata dalla splendida esecuzione del coro “Patria oppressa”. “A la paterna mano” ha messo in luce una voce di bella grana di lirico pieno, dosata con la giusta tecnica: un elemento da seguire con attenzione. Pure il tenore canarino di Lanzarote Francisco Corujo si è messo in bella mostra nel suo breve, ma incisivo intervento nella cabaletta “La patria tradita” e con lui la brava Dama di Estefania Perdono, particolarmente presente nel concertato a fine atto primo. Menzioniamo le ottime prestazioni di alcuni artisti del coro: Ivan Figuera (un domestico) e Cesar Morales, Andrea Gens e Lara-Clare Bordeaux che han dato voce alle tre apparizioni nell’antro delle streghe.

Tenendo conto delle difficoltà oggettive dello spazio scenico, non concepito per azioni teatrali e che normalmente ospita l’orchestra, è parsa convincente e ben realizzata la regia di Alfonso Romero su un impianto fisso di Carlos Santos, costituito da nove porte bianche, agevolato da centrate proiezioni video che apparivano nella cornice delle medesime, opera di Philipp Contaglada. Efficace il lavoro di illuminazione di Iban Negrin e pure adeguati i costumi di Claudio Martin. Mentre i personaggi erano più o meno confinati all’epoca del dramma shakespeariano, le streghe invocate erano, in realtà, combinate in tailleur come delle solerti segretarie del mondo presente o futuro, in preda a isterici movimenti autistici. Questa combinazione, oltre che a caratterizzarle senza la “sordida barba”, ha avuto un suo perché. Unica nota stonata – qualcosa il recensore dovrà pur trovare! – una sedia bianca da cucina al posto del “regio sasso”, il trono di pietra degli scozzesi. Peccato veniale!

Fotografo: Nacho González Oramas/ Ópera de Las Palmas 2021

Andrea Merli

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