MILANO: CONCERTO JESSICA PRATT – Vincenzo Scalera

MILANO: CONCERTO JESSICA PRATT – Vincenzo Scalera

 

Teatro alla Scala, 20 maggio 2019

Con impiccionesco ritardo, ma con nel cuore ancora la forte emozione che mi ha provocato ascoltare il soprano Jessica Pratt, accompagnata magistralmente al pianoforte dall’amico Vincent Scalera, una breve ed estasiata cronaca.

Seguo la Pratt praticamente dal suo debutto italiano, una ormai lontana Lucia di Lammermoor in quel di Como per l’allora As.Li.Co. ; fu una scommessa stravinta da Giovanna Lomazzi che mi anticipò le qualità della giovanissima australiana. Mi ricordo che, preso dall’entusiasmo, la recensii accostandola alla connazionale Sutherland, rinata in un mix con la altrettanto vertiginosa Beverly Sills, americana fin nel midollo.

Forse esagerai, e del resto che impiccione sarei se non m’infiammassi davanti ad un talento emergente? Ma la risposta del pubblico, accorso numerosissimo in Scala come di rado è dato vedere per i concerti di canto, che alla fine è balzato in piedi in una spontanea “standing ovation”, corrobora le mie impressioni di allora e di oggi.

Il prezzo da pagare in Scala per i concerti di canto è quello di attenersi, in linea di principio, a pagine cameristiche. L’inizio, seppure affettuosamente sottolineato da applausi, è stato piuttosto cauto, anche se la scena e cavatina di Donizetti “Ne ornerà la bruna chioma” risulta, a tutti gli effetti, una grande scena operistica. Come del resto il finale della Sonnambula che ha chiuso la prima parte del concerto con autentici fuochi di artificio nello snocciolare le agilità.

L’interprete, ancor più della vocalista, si è scaldata nella seconda parte, già nei Lieder di Strauss, resi con straordinaria partecipazione pure dalla tastiera e infine con le pagine francesi: la “Chère nuit” di Bachelet, la più celebre “Villanelle” di Eva Dell’Acqua, l’ammiccante e spiritosa “Les filles de Cadix” di Leo Delibes ed infine la struggente e anche vertiginosa aria di Ofelia dall’ Amleto di Thomas.

Infine la girandola di bis: iniziata con una non meno che eccezionale Linda di Chamounix, “O luce di quest’anima” e continuata con il travolgente valzer di Luigi Arditi “Il bacio”. Il pubblico si è letteralmente scatenato dopo l’esecuzione, pure recitata, di “Glitter and Be Gay” dal Candide di Bernstein. Infine, richiesto a furor di popolo, un ultimo bis: Summertime da Porgy and Bess di Gershwin, dove complici la Pratt e Scalera abbiamo sentito giù per la schiena i brividi della commozione.

Andrea Merli

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