MONTSERRAT CABALLE’ – IN MEMORIAM
MONTSERRAT CABALLE’ – IN MEMORIAM
12 aprile 1933 – 6 ottobre 2018
Queste sono le pagine che non vorresti mai scrivere. Questa mattina mi ha svegliato la ferale notizia: è morta Montserrat Caballé. Incredulo ho dovuto scorrere in vari post e siti nella speranza fosse una fake news, poi la conferma.
Si verseranno, a ragione, fiumi di inchiostro per celebrare un’artista che ha segnato non solo la storia dell’opera, ma pure la mia vita. Imberbe salivo le scale che portavano al 4° e 5° piso del Gran Teatro del Liceo per conquistare un posto, il più delle volte in piedi, dopo lunghe code nel Carrer San Pau dove c’era l’ingresso al loggione. Avevo scoperto il fascino dell’opera, ai tempi quasi irraggiungibile per un adolescente “studente e povero” poiché giradischi e dischi (i pochi in circolazione, specie nella Spagna franchista) erano lusso per pochi. Però quello storico teatro, che con l’incendio ha perso oltre al fascino il tipico “odor di palcoscenico”, citato nell’Adriana Lecouvreur, esercitava un irresistibile richiamo. Nella mia inesperienza, i primi ascolti passarono quasi come ordinaria amministrazione. Eppure si trattava di Tucker, Aragall, Cappuccilli, Bumbry, Bergonzi, Lisa della Casa e di una lunga serie di sommi artisti festeggiatissimi. Ma fu Lei, con la sua prima Maria Stuarda – ne seguì poi un’altra edizione documentata in video – che pure era stata preceduta da un non meno eccezionale Roberto Devereux cantato a fianco del marito Bernabé Marti, a “folgorarmi” cambiando così il corso della mia vita, non solo di melomane e successivamente di scribacchino ed “impiccione“.
“Cosa umana non sono” canta Turandot: una definzione che identifica una voce “lunare”, di una bellezza infinita, che scende al cuore come soave balsamo e incanta. Fu una sorta di sortilegio che coinvolse tutto il pubblico e che in me provocò una sensazione indefinibile, un’estasi. Dopo oltre cinquant’anni mi pare di riviverla oggi. E con questo ricordo, cui si sommano tantissimi altri fino all’ultimo incontro, sempre al Liceu, ma per il pranzo in commemorazione dei primi 25 anni del mensile Opera Actual a cui collaboro dalla sua fondazione, in cui lei emozionata sulla sedia a rotelle ed io commosso ci salutammo per l‘ultima volta, siglo un amore infinito e riconoscente.
Andrea Merli