Las Palmas di Gran Canaria: IL BARBIERE DI SIVIGLIA, 28 aprile 2018

Las Palmas di Gran Canaria: IL BARBIERE DI SIVIGLIA, 28 aprile 2018

 

Las Palmas di Gran Canaria

IL BARBIERE DI SIVIGLIA – Gioachino Rossini

 

Francesco Ivan CIAMPA – Direzione musicale

Giulio Ciabatti – regia

Personaggi e Interpreti:

  • Conte Almaviva Levy SEKGAPANE
  • Rosina Paola GARDINA 
  • Figaro
  • Basilio Riccardo FASSI 
  • Bartolo José Julián FRONTAL
  • Berta Blanca VALIDO 
  • Fiorello Fernando GARCÍA-CAMPERO 

José FERNÁNDEZ “Txema” – Illuminazione

Itziar BARREDO – Repeater

Laura NAVARRO – Direttore generale e direttore di scena

ORCHESTRA FILARMONICA di GRAN CANARIA

CORO dell’OPERA di LAS PALMAS DE GRAN CANARIA

Olga SANTANA direttore del coro


Terzo appuntamento con l’Associazione ACO, Amigos Canarios de la Opera, nell’ambito della 51esima stagione e quarto titolo in cartello, Il barbiere di Siviglia è, comprensibilmente, molto amato dal pubblico locale. Questa è la sesta edizione, a partire della prima ed unica recita con cui il capolavoro rossiniano debuttò al Teatro Pérez Galdos nell’ormai remoto 24 febbraio del 1971.

Per questa edizione si è scelto un allestimento che proviene dal Teatro Verdi di Trieste. La scena fissa, che in passato si è prestata a diversi titoli mozartiani e barocchi, ha due grandi elelementi corporei, qui sistemati come quinte laterali, che riproducono il boccascena del Teatro Olimpico vicentino; sono di indubbia suggestione e si sposano con un’idea della Siviglia settecentesca evocata tanto dalla musica quanto dalle situazioni teatrali. La firma Aurelio Barbato. I costumi sono stati scelti da Claudio Marin; l’illuminazione è, come sempre, opera di José Fernandez “Tchema”. La regia è di Giulio Ciabatti, nome ormai noto non solo al pubblico triestino ed italiano. Egli crea uno spettacolo sostanzialmente tradizionale, con una soluzione metateatrale che giustifica la scena sempre eguale. Alcuni bauli ed altro attrezzo, hanno la funzione, una volta aperti ed utilizzati con la giusta intenzione, di spinetta, di scrittoio, di toilette e canterano. Tutto scorre con estrema efficacia e fluidità e pure la scena congestionata del finale primo, in cui sopraggiunge la “forza” (qui bardata da alabardieri quasi si trattasse del Trovatore) è risolta con verve e comicità sempre misurate nei movimenti del coro e dei solisti.

Tra questi, quasi tutti giovanissimi e alcuni debuttanti nei rispettivi personaggi, al baritono di Lucca Massimo Cavalletti si può applicare, parafrasandolo, il motto cesareo: “Vennni, cantai e vinsi”. L’ingresso di Figaro, dopo la serenata del pur bravo Almaviva cantato con buona linea dal tenore sudafricano Levy Sekpane, pareva amplificato tale è stata l’imponenza del mezzo, ricco di armonici e di bellezza timbrica seducente. A ciò si aggiunga la maturità raggiunta dall’interprete, che pure giovane ha già sulle spalle una cinquantina di recite del barbiere rossiniano. Cavalletti sfoggia una sicurezza vocale e scenica assolutamente coinvolgenti ed affascinanti, condite da un’estensione facile e brillante, mantenendo però sempre inalterato il bel timbro baritonale; fa il resto la ruffiana simpatia, irruente e un po’ guascona. Ha tenuto corone interminabili, con la sorniona complicità del direttore d’orchestra – il sempre più bravo Francesco Ivan Ciampa che è ormai una garanzia più che una promessa nella pur ricca e popolosa generazione italiana di nuove bacchette – il quale, dopo oltre un minuto di applausi insisititi e sottolineati da grida di “bravo” e richieste di “bis” ha concesso al bel Massimo di stravincere eseguendo la cavatina una seconda volta. Si è temuto, non senza ragione, che dovesse ripeterla una terza, poiché il pubblico letteralmente impazzito non smetteva di manifestare il proprio entusiasmo. E ciò intimamamente fa molto piacere anche a chi firma: vedere la nostra cultura rappresentata ed apprezzata così all’estero, qui in questo estremo lembo di Europa… africana, non può che riempire di gioia ed orgoglio. Se solo i nostri politici prendessero coscienza di come questo “passaporto culturale” si insinua negli animi delle popolazioni più lontane e diverse! E dunque si è grati al Maestro Ciampa e ovviamente non ci si può che congratulare col bravissimo Cavalletti. L’opera, ben inteso, non finisce lì, anzi dalla cavatina prende il via. Ed è stato un crescendo … rossiniano per tutti.

Del Maestro Ciampa si ricorderà la splendida esecuzione della sinfonia, seguito con entusiasmo dall’Orchestra Filarmonica di Gran Canaria che alla fine, dal golfo mistico, non cessava di applaudire il direttore, e quindi tutta l’esecuzione dove ha colto sia lo stile, ma soprattutto lo spirito rossiniano, lasciando da parte le sterili teorie filologiche, ma andando direttamente nell’anima dell’esecuzione con una vitalità pari alla cura negli accompagnamenti ed al polso – e ce n’è voluto – per tenere a bada un palcoscenico scalpitante. Dove, essendo questa a cui ci si riferisce l’ultima delle tre recite in programma, non sono mancati gli scherzi tra colleghi, colti pure dal pubblico, complice  e partecipe.

Per esempio, la bravissima Rosina di Paola Gardina, cantata con esuberanza e grande precisione nelle agilità, siglando tra l’altro una esilarante lezione di canto, nell’indicare la chiave che apre la gelosia ha dichiarato “è sempre quella”, poichè è la stessa di recita in recita. Queste piccole libertà, lunge dall’essere considerate “caccole”, son quelle che stimolano l’attenzione e divertono il pubblico. Il quale ha decretato un grande successo pure al giovanissimo basso Riccardo Fassi, Don Basilio, che ricordiamo ottimo Masetto nel Don Giovanni del circuito lombardo e che ora sembra pronto per dare il grande balzo, esibendo una vocalità notevolissima ed una musicalità perfetta. Debuttava Don Bartolo pure il baritono spagnolo José Julian Frontal, che ricordiamo in tante esecuzioni sia qui sull’Isola che nel resto della Spagna. E’ stato un bel successo pure il suo e una presa di ruolo che c’è da augurargli porterà in molti altri teatri. Pepata Berta il soprano di Las Palmas Blanca Valido che alla fine concede le sue grazie al gagliardo Ufficiale intonato dal baritono di Tenerife Fernando Garcia-Campero, pure ottimo Fiorello.

Il Teatro Pérez Galdòs offriva un pieno assoluto di un pubblico festante, che ha pure gradito la grande scena finale del Conte di Almaviva, “Cessa di più resistere” con realtivo rondò, accompagnato dal sempre puntuale coro, maschile nello specifico, preparato da Olga Santana. Personalmente ne eviterei l’esecuzione in recita, perché blocca inutilmente un’azione che urge del vaudeville finale e poiché la considero una pagina che andrebbe eventualmente concessa solo a personalità ed esecutori travolgenti e superlativi. Il pubblico, a cui spetta, sempre e defintivamente, l’ultima parola non è stato del mio parere.

Andrea Merli

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