PARMA: Roberto Devereux, 25 marzo 2018
ROBERTO DEVEREUX
o il Conte di Essex
Tragedia lirica in tre atti. Libretto di Salvadore Cammarano, dalla tragedia Elisabeth d’Angleterre di Jacques Ancelot
Musica
GAETANO DONIZETTI
Revisione a cura di M. Parenti
Casa Ricordi srl, Milano
Maestro concertatore e direttore SEBASTIANO ROLLI
Regia ALFONSO ANTONIOZZI
Personaggi Interpreti:
- Elisabetta, regina d’Inghilterra MARIELLA DEVIA
- Sara, duchessa di Nottingham SONIA GANASSI
- Roberto Devereux, conte di Essex STEFAN POP
- Il Duca di Nottingham SERGIO VITALE
- Lord Cecil MATTEO MEZZARO
- Sir Gualtiero Raleigh UGO GUAGLIARDO
- Un paggio ANDREA GOGLIO
- Un familiare di Nottingham DANIELE CUSARI
Scene MONICA MANGANELLI
Costumi GIANLUCA FALASCHI
Luci LUCIANO NOVELLI
Maestro del coro MARTINO FAGGIANI
ORCHESTRA DELL’OPERA ITALIANA
CORO DEL TEATRO REGIO DI PARMA
Allestimento del Teatro Carlo Felice di Genova
In coproduzione con Teatro Regio di Parma, Teatro La Fenice di Venezia
“Pochi versi” parafrasando il mio omonimo Chénier perché, per dirla con Alice Ford, “qui sprechiamo la luce del sole”.
Anzi la luce di una fulgidissima stella, sebbene destinata ad una precoce eclissi per scelta inappellabile della medesima interessata, nella sua ufficialmente ultima recita di Roberto Devereux al Teatro Regio di Parma lo scorso 25 marzo: l’immarcescibile Mariella Devia.
Esempio preclaro di oculata e miratissima gestione vocale ed artistica, oltreché di tecnica inappuntabile, di gusto misuratissimo. Altrettanto ammirevole detentrice, alla soglia dei suoi primi sessantanove anni, di una freschezza vocale, di una luminosità nell’acuto, di una sicurezza nel lanciare i sovracuti (spettacolare il Re tenuto spavaldamente a fine opera) e nel manovrare a piacimento e senza sforzo alcuno una voce che, senza godere di particolari pregi timbrici, rimarrà scolpita nella Storia del Belcanto per la musicalità adamantina e per la certezza che, con lei in scena, direttore e pubblico assisteranno ad un’esibizione senza patire e senza sussulti.
Accolta all’ultima recita da un pubblico in delirio – tra i tanti anche il vostro impiccione rimasto senza voce a forza di gridare “bravaaaaa” – giunto da tutte le parti dell’orbe terracqueo, con una presenza abbastanza rilevante di fedelissimi fan spagnoli, la Devia pare sempre stupita del pandemonio che le riesce, suo malgrado, a scatenare. Dal palco di proscenio e vista tanto da vicino da poterla quasi toccare allungando una mano, sembrava dire: “Be’ che c’è da meravigliarsi? Sono sempre io. Ora lasciatemi andare, sono stanca ed affamata e anche un po’ stufa di sentirmi dire che sono brava. Tanto lo so già e da tempo”.
Ma non è bastato: spinta da Sonia Ganassi, che per inciso ha cantato benissimo la parte di Sara in una recita in cui tutti, a dire il vero, si sono superati, è ridiscesa dalla pedana, rompendo così definitvamente la “quarta parete” a luci di sala accese, si è dovuta riprendere ancora frenetici applausi e le non meno scatenate urla di “Bravaaaaa, Sei unicaaa“ eccetera. Laddove altre si sarebbero inchiodate sul proscenio e ci sarebbero volute le forze dell’ordine per portarsele via, la piccola Mariella, nei panni di Elisabetta spettinata e scalza, non vedeva l’ora di raggiungere il camerino, facendo ciao con la mano mentre la tela calava definitivamente. Quando si dice la modestia!
Del resto la ripresa impiccionesca col cellulare e quindi l’audio completo dell’opera – in attesa che magari il Teatro pensi di pubblicare un DVD ufficiale – ne danno inequivocabile testimonianza. Il ché vale anche per la magnifica prova di Stefan Pop, titolare Roberto, sempre più bravo e sempre più motivato da cotanta collega e anche per la bella prova di Sergio Vitale, vendicativo Duca di Nottingham e baritono in crescita su cui sono poste molte belle speranze. Ma è parso di livello tutto il cast: da Daniele Cusari, basso dove ne esistano, familiare di Nottingham, al paggio di Andrea Goglio, al Releigh di Ugo Guagliardo, al Lord Cecil del tenore Matteo Mezzaro, di bella e gradita vocalità.
Una prova degna del Guiness quella offerta da Sebastiano Rolli che ha diretto a Busseto la pomeridiana di Traviata e quindi la serale di Devereux a Parma… senza partitura, tutto a memoria e cantando assieme ai solisti ed il coro, come sempre istruito benissimo da Martino Faggiani. Tra l’altro, come ha dichiarato in un incontro a Parma Lirica a cui ebbi la fortuna di assitere prima dell’inizio delle recite, Rolli ha apportato correzioni sostanziali allo spartito partendo dalla lettura critica degli originali donizettiani. E se vi sembra poco…
Dello spettacolo, regia dell’amico Alfonso Antoniozzi su un impianto scenico costruito da Monica Manganelli e concepito per l’intera “trilogia Tudor“, dei bellissimi e fantasiosi costumi di Gianluca Falaschi, ebbi già modo di esprimermi ai tempi delle recite di Genova: spettacolo riuscitissimo ed apprezzato tanto dai liguri come ora dai parmigiani. E pure da tutti gli altri, i tanti, giunti da fuori. Una gioia per gli occhi ed un’ultima occasione per le orecchie. E via a casa felici, contenti ed emozionati.
Andrea Merli