Martina Franca, L’ISOLA DISABITATA – 29 luglio 2017

Martina Franca, L’ISOLA DISABITATA – 29 luglio 2017

Libretto di Pietro Metastasio
Revisione di Teresa Radomoski e James Radomski A-R Editions, Middleton (USA)

 

Personaggi e Interpreti:

Costanza: Chiara Iaia*
Silvia: Rossella Giacchero 
Gernando: Nico Franchini*
Enrico: Luca Vianello*

Ettore Papadia, pianoforte

* Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”


Chiorstro di San Domenico

L’ISOLA DISABITATA – Manuel Garcia

Fuori orario… compresa nei “Concerti del sorbetto“ – rigorosamente al limone, offerto al pubblico dal celebre Caffé Tripoli, situato a due passi dal chiostro di San Domenico dove alle 17 si eseguono i concerti, appunto – l’esecuzione straordinaria dell’operina del celeberrimo Manuel Garcia, L’isola disabitata su libretto del cesareo poeta Metastasio.

Manuel Garcia, primo Almaviva nel Barbiere rossiniano, celebrato tenore e padre di Maria Malibran e Pauline Viardot, oltre che di Manuel Patricio Garcia cui si deve il monumentale Traité complet de l’art du chant e specialista nello studio della laringe, alternò l’attività artistica sulla scena con quella di docente di canto. Studiò a Napoli con Giovanni Ansani, da cui apprese il metodo che a sua volta gli era stato trasferito dal Porpora, e specie nei suoi ultimi anni di vita, si spense a Parigi nel 1832, a lui si debbono siail testo de Exercises and Method for Singing, pubblicato a Londra nel 1824, che molti vocalises e canzoni, oltre a cinque operine da camera composte tra il 1830 ed il 1831.

Tra queste, che comprendono I tre gobbi, Il finto sordo, Le cinesi, Un avvenimento di gelosi, va collocata L’isola disabitata, un riadattamento operato della stesso Garcia al testo del Metastasio, di per sé già piuttosto delirante nella sua esoticità. Alla trama vera e propria, precede un antefatto, per altro esposto in corso d’opera. Su un’isola deserta approda Gernando con la giovane moglie Costanza e la di lei sorella in fasce, Silvia. Lasciandole al riparo di una grotta, Gernando si reca in cerca d’acqua, ma sorpreso dai pirati viene rapito, sicché la moglie pensa che il marito infedele l’abbia abbandonata.

Passano… 42 anni! Nell’isola, Costanza e la sorella sono sopravissute e la prima, oltre ad istillare alla più giovane l’odio per il sesso maschile, si intrattiene incidendo sulla roccia un messaggio di rampogna nel caso qualche ipotetico viaggiatore potesse mai leggerlo. Si dà il caso che Gernando, finalmente liberatosi dai pirati che lo tenevano schiavo, ritorni sull’isola in compagnia del più giovane amico Enrico alla ricerca di moglie e cognata. Dopo una serie di qui pro quo, che comprendono pure due svenimenti, finalmente si ricompone la coppia Gernando Costanza ed Enrico impalma la superstite sorella.

Ovviamente, sebbene non manchino le pagine larmoyantes, l’operina con solo accompagnamento di pianoforte ha felici momenti comici e anche pezzi d’assieme che, pur nell’evocare inevitabilmente un “rossinismo” di maniera, non sono privi di piacevole originalità. Dello spartito si è offerta, comunque, un’abbondante selezione per la durata complessiva di circa un’ora; giustificata in parte dall’essere un “Concerto del sorbetto” e, soprattutto, dalla sostituzione a tambur battente di uno dei quattro personaggi, per improvvisa indisposizione del mezzosoprano che doveva interpretare il ruolo di Silvia a cui ha dato briosamente voce la pur brava Rossella Giacchiero. Con lei abbiamo apprezzato molto il soprano Chiara Iaia, Costanza, che la sera precedente era impegnata nell’opera di Piccinni in Masseria. Qui è stata quasi eroica in una parte che richiede forte virtuosismo, risolta con lodevole scioltezza e fluidità. Assai bravi pure i due maschietti: il tenore Nico Franchini, nel ruolo del rapito Gernando, dalla voce lirica dotata di timbro schietto ed assai ben emessa, ed il baritono Luca Vianello, che ricordiamo brillante Don Basilio nella produzione del Barbiere di Paisiello con la Compagnia VoceAllOpera e che sta compiendo un interessante percorso formativo all’Accademia del Belcanto “Rodolfo Celletti”, forte di una vocalità in natura assai dotata e dal timbro di buona qualità baritonale. Il Maestro Ettore Papadia, al pianoforte, ha sostenuto idealmente il canto di questi giovani virgulti che fanno ben sperare nelle sorti del canto e dell’opera. Il chiostro era stracolmo di pubblico, pure in piedi, che ha tributato un successo assai caloroso e assolutamente meritato.

Andrea Merli

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