CAGLIARI: Un ballo in Maschera 15 luglio 2017

CAGLIARI: Un ballo in Maschera 15 luglio 2017

 

melodramma in tre atti
libretto Antonio Somma, dal dramma Gustave III ou Le Bal masqué di Eugène Scribe
musica Giuseppe Verdi

 

maestro concertatore e direttore: Gérard Korsten

regia: Lorenzo Mariani, ripresa da: Elisabetta Marini

personaggi e interpreti:

  • Riccardo: Roberto De Biasio
  • Renato: Devid Cecconi
  • Amelia: Tiziana Caruso
  • Ulrica: Carolyn Sproule
  • Oscar: Eva Mei
  • Silvano: Francesco Verna
  • Samuel: Federico Benetti
  • Tom: Stefano Rinaldi Miliani
  • Un Giudice: Mauro Secci
  • Un Servo d’Amelia: Marco Puggioni

Orchestra e Coro del Teatro Lirico di Cagliari
maestro del coro: Gaetano Mastroiaco

scene: Maurizio Balò
costumi: Maurizio Millenotti
luci: Christian Pinaud

allestimento del Teatro Regio di Torino


Queste recite di Un ballo in maschera arrivano, come si suol dire, “fuori tempo massimo”. La stagione estiva e balneare – capirai nel capoluogo della Sardegna! – il caldo a tratti soffocante, allontanano il pubblico dalle sale al chiuso. Anche se lo spettacolo iniziava alle 21, la sala ha offerto un desolante aspetto di vuoto: peccato. Si dirà: “ma sono abbonati”, il ché non giustifica lo spreco di forze fisiche ed artistiche. Un errore di programmazione, dunque. Bisognerà tenerne conto per il futuro.

E si trattava, a dire il vero, di un’ottima esecuzione.

Sullo spettacolo firmato da Lorenzo Mariani, ripreso da Elisabetta Marini, scene di Maurizio Balò, costumi (davvero assai belli in stile umbertino primo novecento) di Maurizio Millenotti e luci di Christian Pinaud, non si insisterà avendolo già recensito quando si propose in “prima” al Teatro Regio di Torino, dove segnò il debutto di ruolo di Gregory Kunde. Bruttarello, con vistose inconguenze, ma tutto sommato innocuo.

I “cattivi” sono vestiti di nero, i “buoni” di bianco, Oscar in polpe, Ulrica sciamana e Renato manesco. Nella prima scena del terzo atto, il gineceo di Amelia appare distrutto dalla rabbia “machista” del consorte. Sul letto ci camminano un po’ tutti, paggio compreso. Riesce meglio la scena del ballo, anche se a far fuori Riccardo, evidentemente, non basta un colpo di pistola e muore in piedi, colto da una sincope: ma forse un questo caso la responsabilità è del tenore.

Musicalmente bella prova: orchestra e coro, sempre un po’ distratto negli attacchi, diamo la colpa al caldo, dal discreto al buono. Bella la prova dal podio del direttore sudafricano Gérard Korsten, che imprime alla musica di Verdi la necessaria energia; se qualche dinamica eccede, non però a scapito delle voci ben sostenute in una lettura coinvolgente. Appreso con disappunto che il ruolo di Renato non sarebbe stato interpretato, come da cartello, da Roberto De Candia colpito da improvvisa tracheite, si è molto apprezzata la prestazione del baritono Devid Cecconi, un professionista solido e sicuro – salvò la “prima” di Giovanna d’arco all’inaugurazione in Scala e qui, per altro, era previsto nel secondo cast – che ha dato importante rilievo, sia scenico che vocale, al suo personaggio riscuotendo, dai pochi ma buoni presenti, una calorosa accoglienza ed un successo meritatissimo. Riccardo sicuro, sia nella tenuta dell’acuto che per la ricchezza del timbro generoso di armonici, quello di Roberto Di Biasio, che si era perso un po’ di vista, ma che nel panorama attuale si impone come tenore di riferimento per questo ed altri ruoli verdiani. Ogni suo intervento è piaciuto assai, anche se l’applauso è arrivato scrosciante ed inarrestabile dopo la sua avvincente aria del terzo atto Ma se m’è forza perderti”.

Dotata di voce peculiare, penetrante in acuto e timbricamente non privilegiata, non di meno Tiziana Caruso è stata una trepidante Amelia; ha cantato con gusto, fraseggiando ed accentando con vigore e coscienza. Anche lei dopo l’aria del terzo atto, “Morrò, ma prima in grazia” ha ottenuto il dovuto riconoscimento. Carolyn Sproule, mezzosoprano canadese di Montréal, ha composto un’Ulrica piuttosto dimessa, seppure musicalmente centrata. Un vero lusso, piuttosto, disporre di un Oscar del vaglio di Eva Mei, consorte del direttore d’orchestra e che probabilmente ha accettato il contratto per stare vicino al marito, che con stile impeccabile un ruolo che, ovviamente, non le costa fatica, ma che comunque è molto esposto ed ha da cantare parecchio, specie nei concertati. Modesti, per contro, I due bassi impegnati nei ruoli dei congiurati Sam e Tom; bene invece il Samuel del baritono Federico Benetti e puntuali, come conviene in parti secondarie, lo spiritoso Primo Giudice di Mauro Secci ed il Servo di Amelia di Marco Puggioni

Andrea Merli

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