TORINO – LA BOHEME – 12 Ottobre 2016

TORINO – LA BOHEME – 12 Ottobre 2016

La Bohéme

Opera in quattro quadri
Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
dal romanzo Scènes de la vie de Bohème di Henry Murger
Musica di Giacomo Puccini

Direttore d’orchestra: Gianandrea Noseda
Regia: Àlex Ollé

Personaggi e Interpreti:

  • Mimì: Irina Lungu, Erika Grimaldi (13, 15, 18, 20)
  • Rodolfo: Giorgio Berrugi, Iván Ayón Rivas (13, 15, 18, 20)
  • Musetta: Kelebogile Besong, Francesca Sassu (13, 15, 18, 20)
  • Marcello: Massimo Cavalletti, Simone Del Savio (13, 15, 18, 20)
  • Schaunard: Benjamin Cho, Andrea Borghini (18, 23)
  • Colline: Gabriele Sagona
  • Benoît: Matteo Peirone
  • Parpignol: Cullen Gandy
  • Sergente dei doganieri: Mauro Barra, Marco Sportelli (13, 15, 18, 19, 20, 23)
  • Un doganiere: Davide Motta Fré, Riccardo Mattiotto (13, 15, 18, 19, 20, 23)

Scene: Alfons Flores
Costumi: Lluc Castells
Luci: Urs Schönebaum
Collaboratore alla regia: Susana Gómez
Assistente alle scene: Sarah Bernardy
Assistenti ai costumi: José Novoa, Elena Cicorella
Maestro dei cori: Claudio Fenoglio

Orchestra e Coro del Teatro Regio
Coro di voci bianche del Teatro Regio e del Conservatorio “G. Verdi”
Nuovo allestimento
in coproduzione con il Teatro dell’Opera di Roma

In occasione del 120° anniversario della prima esecuzione assoluta dell’opera
Torino, Teatro Regio, 1 febbraio 1896

 

BohemeTeatro Regio di Torino ottobre 2016Non è passata inosservata questa nuova Bohéme all’Impiccione che, pur presente alla “prima” lo scorso 12 ottobre, ha dovuto dar precedenza alla carta stampata, la spagnola Opera Actual (purtroppo non distribuita né reperibile in suolo italico) che stava per chiudere il numero di novembre e che, dunque, premeva alle porte.

Ritornare sul tema mi costa un po’ di fatica, anche perché lo spettacolo e la resa musicale, lo confesso, non mi hanno convinto. Tant’è, dò prima la versione in lingua castigliana, nella speranza che la maggior parte dei lettori sia in grado di intenderla e aggiungo in coda qualche altro commento. Questo consente il web e li sta il suo bello.

La temporada al turines Regio se ha inaugurado con La Bohéme que precisamente el 1° de febrero de 1896 viò la luz de las candilejas en la Capital del Piamonte. Han pasado 120 primaveras; veinte desde la “ediciòn del centenario” de la que se diò noticia en su dia, con Pavarotti, Freni y Ghiaurov entre otros. Fue una producciòn firmada por Giuseppe Patroni Griffi, contando con la direcciòn de Daniel Oren: ha pasado alla historia. Dificilmente pasarà lo mismo con esta nueva coproduciòn con la Opera de Roma. Era imprescindible, en tiempos de crisis? Que sentido tiene la protesta contra los cortes a la financiaciòn de la cultura, llevada a cabo por un representante sindical antes de que empezara la funciòn? Se pretende defender la “tradicion italiana en el mundo” y luego se nos sirve el acostumbrado “refrito de modernez” (todas la Bohémes “modernas” son nietas del Musical Rent de 1996, vaya novedad!) mal servido por la Fura dels Baus, un conjunto que no funciona donde se les prive de los efectos estilo “Cirque du Soleil” en tono menor?

BohemeTeatro Regio di Torino ottobre 2016Sin embargo han tenido exito: han riso, siam salvi, como canta el Barnaba en la Gioconda. La buhardilla en un barrio dormitorio, donde hay mas acondicionadores colgando que ventanas, es un entresuelo con distintas habitaciones. Siempre hay una acciòn que distrae la verdadera; la osteria de la barrera d’Enfer es un bar de alterne y las “lattivendole” de Giacosa e Illica unos putones verbeneros que, por supuesto, se ocupan de otra “leche”. Y se podrìa continuar con otros ejemplos. Mucho ruido y pocas nueces tras la provocaciòn lo que no hay es un satisfactorio juego escenico y un real trabajo de actores.

No es que la componente musical haya sido exaltante: Gianandrea Noseda se preocupa de sacar refinamientos de la orquesta, batiendo tiempos muy opinables. Finalmente Puccini no es Stravinsky ni tiene porqué serlo. Las voces, ya sea por la escena ya sea por la battuta, tampoco han ofrecido todo su pontencial: asì la Mimì de Irina Lungu, casi sin pelo por la quemioterapia en el ultimo cuadro, el adecuado Rodolfo de Giorgio Berrugi, que recordamos en funciones mas felices, el buen Marcello de Massimo Cavalletti, al que esperamos en otras lides, Gabriele Sagona, Colline pellirojo y sin barbas y sin embargo el que deberia ir al “barbitonsore” es el melenudo y barbudo Marcello. Puesto que ahora para estar al dia hay que ser multietnicos, la Musetta tuvo que ser negra, la soprano Kelebogile Besong y el Schaunard oriental, el baritono Benjamin Gho. Correcto en su doble rol de Benoit y Alcindoro, Matteo Peirone especialista de estos dos papeles y bien el coro, incluyendo el de los ninos, instruido por Claudio Fenoglio.

In sintesi, La fura dels Baus ed il suo mentore Ollé, mi paiono ormai assolutamente superati dagli eventi: specie se si tratta di situazioni borghesi che riguardano la quotidianità, come in questo caso. E pure nel caso della recente Norma londinese, in cui col calzascarpe s’è forzatamente infilata l’Opus Dei spagnola, condita in salsa inglese laddove si canta di Irminsul, di barbari druidi e di romani invasori (ma qualcuno fa più caso al libretto?) il loro lavoro, privo di qualsiasi originalità, ricalca la destestabile Regietheater germanica nei luoghi più triti di totale routine del “moderno”.

BohemeTeatro Regio di Torino ottobre 2016Si ha come l’impressione che “navighino contro” il buon senso, tanto per fare qualcosa di nuovo che ormai nuovo non è più da decenni.

In Spagna esiste una compagnia teatrale, La Cubana, che rappresenta in questi momenti l’apice del fare teatro coinvolgente e dirompente. Certo fanno Musical e varietà, ma con un’ironia dissacrante, riprendendo vizi e vezzi della vita quotidiana che potrebbero portare vento nuovo anche all’opera, non dicasi necessariamente alla Bohéme. Ma poiché sono popolari e continuano a riempire i teatri con spettacoli irresistibili, ovviamente da noi non arriveranno mai.

Per il resto confermo la lettura fin troppo analitica di Noseda, che si perde a parer mio nel dettaglio e rifugge il sentimento che in Puccini deve prevalere, l’onestà complessiva di un cast dove la peggio mi è sembrata Musetta, dal timbro piuttosto fibroso e il meglio Marcello, non foss’altro perché la voce è assai bella. Mimì e Rodolfo, professionisti di lunga esperienza, non mi son parsi all’apice delle loro potenzialità.

Una Bohéme per il 120esimo anniversario? Si doveva fare di più.

Attendiamo fiduciosi il 125esimo compleanno del capolavoro pucciniano.

Andrea Merli

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