Cipro – Pafos, 18esimo Festival di Afrodite: DON GIOVANNI – Wolfgang Amadeus Mozart

Cipro – Pafos, 18esimo Festival di Afrodite: DON GIOVANNI – Wolfgang Amadeus Mozart

Cipro – Pafos – 18esimo Festival di Afrodite

DON GIOVANNI

Wolfgang Amadeus Mozart

Direttore: Matteo Beltrami

Regia: Marcello Lippi.

  • Don Giovanni: Valdis Jansons
  • Donna Anna: Renata Campanella
  • Commendatore: Frano Lufi
  • Don Ottavio: Matteo Macchioni
  • Donna Elvira: Paola Santucci
  • Leporello: Roberto De Candia
  • Masetto: Alex Moskofian
  • Zerlina: Francesca Tassinari

 

Produzione: CEFAC di Parma

Luci: Fiammetta Baldisseri

M°del coro: Luca Favaron

M°del coro di Cipro: Loizos Loizou

Orchestra Sinfonica di Cipro

M°al cembalo: Mariola Charatidou.

 

Forte di Pafos, 2 settembre 2016.

don giovanni ciproL’appuntamento con l’opera a Cipro, per me impiccionscamente questo Don Giovanni è il terzo dopo una prima Lakmé prodotta dall’Opera di Sofia e, due anni fa, il mozartiano Così fan tutte portato dalla società Opera Futura capitanata da Paolo Panizza, ha un indubbio richiamo sia artistico che, ovviamente, turistico per le bellezze naturali ed i tesori archeologici che, uniti al mito della nascita di Venere, rendono l’isola, terza per dimensioni nel Mediterraneo dopo la Sicilia e la Sardegna, affascinante ed unica.

Il titolo mozartiano, a lungo accarezzato dai promotori del Festival qui nell’Isola, nell’ordine il Sindaco di Pafos Phedonas Phedonos che ha aperto la serata con un discorso che rende chiaro il lodevole impegno culturale, col sostegno del Ministro della cultura Costas Kadis e del Presidente della Repubblica cipriota, Nicos Anastasiades che sarà presente alla terza ed ultima recita domenicale, ha avuto un’accoglienza calorosa non solo per il clima infuocato, appena mitigato da una leggera brezza marina.

don giovanni ciproVa ricordato che la manifestazione si svolge all’aperto, sotto le mura del forte veneziano che domina il porto e che proprio alle spalle ha l’imponente sito archeologico ricco di meravigliosi ed assai ben conservati mosaici dell’epoca romana. Poichè i circa 1500 posti sono distribuiti su un’impalcatura “Innocenti” con alle spalle il mare, l’amplificazione si rende più che necessaria obbligata e pur così, a momenti, lo sciabordio delle onde sugli scogli riesce a superare l’onda sonora.

L’aspetto che offriva l’altra sera l’ampia gradinata era davvero imponente, poichè si era assai prossimi al tutto esaurito, essendo rimasti vuoti solo alcuni posti tra quelli ad invito: tutto il mondo è paese! Sull’ampio palcoscenico, oltre trenta metri di larghezza e, ovviamente, senza possibilità di sipario, una struttura fissa composta da un’alternarsi di porte e porticati in stile vagamente palladiano, affiancati da due strutture praticabili con nicchie e scale, componevano la struttura rimasta inalterata nel succedersi delle scene, salvo lo spostamento dei praticabili che fornivano adeguata posizione all’ingresso delle maschere alla fine del primo atto e, soprattutto, alla cimiteriale scena della statua del commendatore, infarinato a dovere e posto alla sommità del monumento.

don giovanni ciproLa firma è quella dell’amico Alfredo Troisi, noto per le sue abilità pittoriche, ma è facile supporre che si tratti di un abile riciclaggio di scene provenienti da altre opere e, per altro e comunque, molto suggestive. Pure gli eleganti costumi, rigorosamente d’epoca, provenienti dalla Sartoria Teatrale Arianna, sono stati scelti, più che creati, con buon gusto da Anna Aiello e da Mirella Ranzani. Viceversa le suggestive luci recano la firma di Fiammetta Baldisseri, nota light designer la cui presenza è pur sempre una garanzia.

In questo contesto, si è dipanata assai bene la regia di Marcello Lippi che ha seguito la drammaturgia di Da Ponte con rispetto e con intelligenza, senza farsi tentare dal “teatro di regia” alla tedesca, anzi rimarcando una tradizione italiana riconoscibile ed apprezzata soprattutto all’estero.

Premesso il lemma di Toscanini, e cioè che all’aperto si gioca a bocce e con tutte le penalizzazioni che comporta un suono amplificato che mortifica i timbri privilegiando le dinamiche, va detto che questo Don Giovanni era assai godibile.

don giovanni cipro -matteo beltramiInnanzitutto per la lettura che ha condotto Matteo Beltrami, a capo dell’orchestra sinfonica di Cipro che, sinceramente, non si ricordava così precisa, puntuale e ben amalgamata nelle due precedenti esperienze impiccionesche. Va aggiunto che c’è stata una rinnovata scelta dei professori, tra cui pure due italiani, e che ciò ha indubbiamente giovato alla vivace compagine. Beltrami del capolavoro mozartiano privilegia il lato brillante del dramma giocoso, con tempi stringatissimi sulla chanson a boire “Fin che dal vino”, intonata con scansione quasi rossiniana e asseconda le intenzioni buffe, per esempio nell’ammiccante aria del catalogo. Non dimentica il lato formalmente contenuto e psicologicamente rigido, di Don Ottavio e di Donn’Anna, che vivono in un limbo sia amoroso che morale, rendendo invece tutta la frenesia di Donna Elvira, assieme a Leporello il personaggio che scandisce l’azione nell’opera, e riserva poi tutta la freschezza, la suadenza e seduzione per Zerlina, che risulta la più umana e amorevole delle figure della pur ricca galleria. Infine, la scelta della versione è caduta, come accade quasi sempre nelle recite all’aperto, sulla prima versione di Praga. Quindi senza l’aria di Don Ottavio “Dalla mia pace” e pure quella di Donna Elvira “Mi tradì quell’alma ingrata”. Perdita che ha lasciato un po’ d’amaro in bocca per via che gli interpreti dei rispettivi ruoli erano assai interessanti e bravi. L’opera, così, finisce senza il lungo sestetto finale e la conseguente fuga “Questo è il fin di chi fa mal”. A beneficio del pubblico, che quando pur numeroso non è composto da appassionati mozartiani, di tagli ed omissioni non gliene cale, anzi è ben felice di scappar in anticipo.

don giovanni ciproGran parte del pubblico, tuttavia e nonostante l’ora tarda, si è attardato nel tributare applausi, fioccati spesso pure a scena aperta dopo le singole arie, al cast di tutto rispetto. Iniziando dal protagonista, il baritono lettone ma italiano per carriera e formazione, Valdis Jansons, di cui ebbi modo di assistere qualche hanno fa, a Skopie in Macedonia, al suo debutto di ruolo. Egli è assolutamente Don Giovanni, per statura interpretativa, per arroganza scenica, per quel sapersi mettere in gioco con divertimento, arguzia e anche una certa qual autoironia. Un personaggio che esce dalle trine e dai pizzi e che, pur sfoggiandoli, potrebbe fare a meno dei candidi pennacchi sul cappello tanto è credibile e “moderno”. Vocalmente, infine, non solo è assai maturato, ma sfrutta la peculiarità del timbro che a tratti sa rendere da basso caricato, quando imita Leporello, mentre in altri momenti ha la suadenza maschiamente tenorile dell’innamorato. Tutto ciò fa di lui un Don Giovanni di assoluto riferimento.

don giovanni ciproChi nel ruolo di Leporello mette a segno ogni frase, ogni parola, ogni sillaba anche quando la “flussione” gli impedisce di fischiare e parlare, è Roberto De Candia. Il suo Maestro da lassù, Sesto Bruscantini, può esserne ben fiero, poiché l’allievo ha appreso alla perfezione il suo dettato. Ascoltare ora da lui il canto, ricco nel fraseggio, accentato con misura e con le giuste intenzioni, nel contempo sicuro ben emesso e con una musicalità a prova di bomba, godere ancor più i recitativi, trasformati in una prosa che arriva dritta anche … ai ciprioti, non ha prezzo. La coppia, quasi un Sancio ed un Chisciotte in versione sivigliana anzichè della Mancia, ha funzionato alla perfezione.

Idem le due Dame: Donna Anna, nella voce di soprano lirico duttile alle agilità, nella temibile aria del secondo atto particolarmente, ha trovato in Renata Campanella una interprete validissima e che ha avuto pure i nervi saldi per superare un problema di microfonazione che, comunque, non ha compromesso il suo primo intervento. Benissimo, sia per voce che per intenzione, la Donna Elvira di Paola Santucci, soprano dalla vocalità importante che ha reso con foga la disperazione, ma anche i languori, della sfortunata moglie abbandonata. In scena ha contribuito in maniera palpabile l’essere compagna nella vita di Don Giovanni-Jansons, con una complicità da parte di entrambi che si è rivelata un movente in più per decretarne il successo.

don giovanni ciproCitati il Masetto del baritono cipriota di origini armene Alex Moskofian, che ha compiuto studi pure in Italia, apprezzabile nel suo impegno sia vocale che scenico, ed il basso albanese, ma di carriera pure lui italiana, Frano Lufi che nel ruolo del Commendatore ha avuto l’autorità ed il peso necessari, dulcis in fundo le due scoperte di questa produzione.

Iniziando dal tenore Matteo Macchioni, Don Ottavio, di cui è noto il percorso artistico fulminante che ha preso il via da una nota trasmissione televisiva, ma che finora si era ascoltato solo quale Don Basilio nelle Nozze di Figaro eseguite nel circuito lombardo, poi a Parma ed a Reggio Emilia, e che ora nel più esposto ed impegnativo ruolo ha esibito una vocalità sicura e quel che più conta una linea stilistica impeccabile. Il timbro, poi, è schiettamente tenorile ed assai piacevole: elemento dunque da non perdere di vista.

Chi va seguita con speciale attenzione, risultando una sorpresa tanto piacevole quanto inaspettata, è Francesca Tassinari, Zerlina. Il soprano, che si scopre pure essere pronipote della mitica Pia Tassinari, ha dalla sua un colore delizioso, una tecnica assai scaltrita, tenendo conto della giovane età, cui si somma una presenza scenica radiosa, una spontaneità nella recitazione e un gusto nel porgere che ha letteralmente innamorato… non solo Don Giovanni.

don giovanni ciproConcludo dicendo che chi si lamenta della crisi delle voci, al pari del rossiniano Don Bartolo: “ai miei tempi la musica era altra cosa, quando cantava Caffariello” appunto, non sa di cosa sta parlando. Il panorama è davvero assai ricco e promettente: se ne è avuta ulteriore prova ascoltando la “generale” col secondo cast, alcuni cover senza recita, composto tutto da voci, magari ancora acerbe tecnicamente, ma rimarchevoli per colore, timbro e comunque assai promettenti. A fianco del veterano Carlo Torriani, Leporello, si son fatti valere la Donna Anna di Selene Zanetti, la Donna Elvira di Melania Maggiore, la Zerlina di Annalisa Ferrarini e l’aitante Don Giovanni di Marco Signorelli.

Andrea Merli

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