GIOVANNA D’ARCO – Giuseppe Verdi Teatro alla Scala, 10 dicembre 2015

GIOVANNA D’ARCO – Giuseppe Verdi Teatro alla Scala, 10 dicembre 2015

Riccardo ChaillyPlacati gli animi dopo la festeggiatissima “prima”, che ha avuto la sua coda venefica nel battibecco in palcoscenico, purtroppo ripreso dai microfoni ancora aperti della radio che hanno colto gli insulti del regista Moshe Leiser gridati coram populo verso il direttore Riccardo Chailly, colpevole di essergli passato a fianco senza degnarlo di un complimento, la seconda recita è andata ancor più liscia del previsto. Da questa mia rubrica giunga, di nuovo, al Maestro Chailly – incrociato e salutato assieme alla gentil consorte all’uscita del Teatro – tutto il mio umano sostegno e l’ammirazione, sia per la coinvolgente ed entusiasmante direzione che per il comportamento da vero signore nel non rispondere per le rime, come sicuramente si sarebbe stati tentati di fare, a tanta gratuita e stupida volgarità.

Volgarità mescolata ad insipienza drammaturgica si è confermata la regia che in molti, pensando di fare in complimento, hanno definito “innocua”, che “non disturba”. In realtà si tratta, pure dal vivo, di uno spettacolo trash e sostanzialmente provinciale, in cui si ricorre all’ormai abusato stratagemma di far passare la protagonista per una schizofrenica incurabile. Una ricetta che si è vista applicata a La donna senz’ombra, al Lohengrin, e via dicendo, con risultati che, almeno ai tempi, potevano giovarsi del fattore novità. Qui, invece, il tutto trascorre con una prevedibilità pari solo all’incongruenza con la drammaturgia di un libretto che, proprio per la sua fragilità, abbisognerebbe di una lettura specifica e fedele all’idea, per quanto strampalata, del Solera.

netrebko giovanna d'arcoNon parliamo, poi, del rispetto della musica di Verdi che offre momenti invero altissimi, quando non sublimi. Tra i tanti, la stupenda aria “O fatidica foresta” e il cantabile che prende il via nel successivo duetto tra Carlo VII e Giovanna sulla frase “E’ puro l’aere, limpido il cielo”. Anche i fatidici versetti “satanici” trovano nella musica il tocco consapevolmente grottesco che Verdi utilizzò pure per le streghe del Macbeth. Senza contare delle multiple anticipazioni che fanno di questo spartito un interessantissimo “laboratorio” verdiano, e della Luisa Miller e della Traviata, per assurdo, addirittura. Chailly ne coglie l’essenza mirabilmente, sostenuto da un’orchestra e da un coro entrambi in stato di grazia, e ci chiarisce in tal senso ogni dubbio.

devid cecconiDal vivo il baritono Devid Cecconi ha confermato le sue qualità apprezzate in TV; anche un suono che tende ad andare un po’ indietro e che dovrebbe trovare, viceversa, la via per suonare più libero dalla gola. Ciò nonostante la sua prova è stata apprezzabile e, ciò che più conta, apprezzata dal folto pubblico. Che ha riservato un’accoglienza calorosissima al pur bravo “golden boy” Francesco Meli, ancora più sciolto e più a suo agio – si fa per dire, conciato in quella maniera – rispetto alla sera di due giorni prima. Canto controllato, fraseggio perfetto, suadenza di una voce assai bella e fresca, il ritratto della gioventù. Ottimo sotto tutti i punti di vista.

netrebko meli giovanna d'arcoE poi Anna Netrebko, trionfatrice senza se e senza ma. Brava, bravissima. Il sottoscritto si è sgolato fino alla raucedine. Voce che si impone per armonici e bellezza, facilità in alto, a smorzare ed a prendere acuti in pianissimo e poi rinforzarli, di slancio e con belle arcate vocali. Emozionante nella recitazione e, in una parola, perfetta. Nella mia ormai lunga vita di melomane ho collezionato con questa ben cinque Giovanna D’Arco, iniziando da quella della Ricciarelli, più di quarant’anni fa alla Fenice, passando in tempi più recenti a quella della Devia a Genova, della Vassileva a Parma, della Pratt a Martina Franca. Ebbene, senza ombra di dubbio, per completezza vocale e temperamento la Netrebko le ha surclassate tutte, almeno nella mia modestissima opinione. Tra tanti “bluff” oggi in pista, qui siamo davanti ad una vocalità sana, poderosa e preziosa. Speriamo solo che ritorni e presto alla Scala. Senza timori, ormai il pubblico è dalla sua parte!

Andrea Merli

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