IL VIAGGIO A REIMS – Teatro Coccia di Novara 11 ottobre 2015

IL VIAGGIO A REIMS – Teatro Coccia di Novara 11 ottobre 2015

IL VIAGGIO A REIMS,

ovvero L’Albergo del Giglio d’Oro

Dramma giocoso in un atto 

Musica di Gioachino Rossini, su libretto di Luigi Balocchi

Prima rappresentazione: Parigi, Théâtre Italien, 19 giugno 1825

Regia: Giampiero Solari
Direzione d’orchestra: Matteo Beltrami
Personaggi e Interpreti:
Corinna (soprano): Alexandra Zabala
La marchesa Melibea (contralto): Teresa Iervolino
La contessa di Folleville (soprano): Maria Aleida
Madama Cortese (soprano): Francesca Sassu
Il cavalier Belfiore (tenore): Giulio Pelligra 
Il conte di Libenskof (tenore): Francisco Brito
Lord Sidney (basso): Paolo Pecchioli
Don Profondo (basso buffo): Pietro Bianco
Il barone di Trombonok (basso buffo): Bruno Praticò
Don Alvaro (basso): Gianluca Margheri
Don Prudenzio (basso): Rocco Cavalluzzi
Don Luigino (tenore): Murat Can Guvem
Maddalena (mezzosoprano): Carlotta Vichi
Delia (soprano): Manuela Ranno
Modestina (mezzosoprano): Sofio Janelidze
Antonio (basso): Stefano Marchisio
Gelsomino / Zefirino (tenore): Nicola Pisaniello
Scene e luci: Angelo Linzalata 
Costumi: Ester Marcovecchio
Orchestra del Conservatorio G. Cantelli di Novara

_A REIMS 3Come sempre più spesso accade è la Provincia (volutamente in maiuscola) che ci offre le sorprese più gradite ed inaspettate. Era ampiamente prevista la “impiccionata” al Teatro Coccia di Novara, posticipata alla recita domenicale, seconda ed ultima … ahinoi! de Il viaggio a Reims, capolavoro indiscutibile e summum della “follia organizzata” rossiniana, in primo luogo perché è opera mia diletta, e soprattutto perché mi attizzava il giovane cast, condito dalla presenza di due amici e veterani quali sono Bruno Praticò, impagabilmente comico nella parte di Trombonok e Paolo Pecchioli, che proprio a Novara si fece notare nei panni di Mustafà dell’Italiana in Algeri e che ora nel ruolo “monstre” di Lord Sidney si riconferma un gran professionista ed attore consumato.

_A REIMS 21Sulla direzione di Matteo Beltrami si avevano già in partenza pochi dubbi, poiché da tanto tempo se ne conoscono i pregi d’ottimo concertatore e l’autorità di direttore d’orchestra. Il regista, seppur famoso in ambito televisivo (il ché spesso nell’opera è tutt’altro che una garanzia) Giampiero Solari, mi era totalmente ignoto: ha curato una regia brillante, incentrata su un palcoscenico a cerchi concentrici che giravano spesso in tutti i sensi; un cilindro in tulle scendendo dal soffitto ha permesso rapidi cambi di attrezzo; un’enorme specchio tondo ed inclinato, ha riflesso anche proiezioni vorticose sul pavimento: merito il tutto dello scenografo Angelo Linzalata. Il lavoro sul singolo è parso centrato e ben calibrato in un perfetto meccanismo ad orologeria. Perfetti pure i costumi firmati da Ester Marcovecchio.

Nota ai più, il valente mezzosoprano Teresa Jervolino, appassionata Melibea, ricorda sia nel canto che nella postura la compianta ed indimenticata Lucia Valentini, schietta di una vocalità squisitamente “all’italiana”. Pure ben conosciuta Francesca Sassu, recentemente Liu a Trapani e precedentemente brillante Adina in quel di Sassari, qui piccante Madama Cortese, la padrona dell’Albergo del Giglio d’oro. Lo stesso dicasi dell’aitante baritono Gianluca Margheri, la cui carriera in crescita si segue da qualche anno e che si conferma elemento di spicco nella parte del focoso, spagnolissimo, Don Alvaro, della vivace Carlotta Vichi, mezzosoprano emerso tra i più bravi concorrenti di VoceAllOpera, qui pepata Maddalena, del promettente basso Rocco Cavalluzzi, ascoltato a più riprese in ben due edizioni del Festival della Valle d’Itria, scanzonato medico Don Prudenzio. Francisco Brito, svettante tenore argentino di Salta, lo si è pure già ascoltato ottimo Ferrando in Così fan tutte in quel di Cipro, al castello di Pafos. Nicola Pisaniello, poi, fa numero a sé nel doppio ruolo di Zefirino e Gelsomino: da poco recensito a proposito della Turandot a Trapani come prima a Novara, fu niente popò di meno ché Imperatore Altoum.

_A REIMS 10Ignote mi erano, invece, la colombiana Alexandra Zabala, soprano lirico dalla voce bella, estesa, che ha dato vita ad una delicata, al tempo decisa ed ironica, poetessa romana Corinna; la stupefacente Maria Aleida, soprano cubano di coloratura dalla voce fresca come un campanellino d’argento ed estesa fino al La sovracuto, nota che si favoleggiava possedesse Mado Robin e che il sottoscritto, dopo cinquant’anni di frequentazione teatrale, mai aveva ancora inteso, spirtosissima Contessa Folleville. Passando ai maschietti: il Don Profondo, ben caratterizzato nelle imitazioni della sua tirata sulle “Medaglie incomparabili”, del baritono Pietro Di Bianco, lo squillante tenore Giulio Pelligra, ottimo e fin troppo galante Cavalier Belfiore, senza dimenticare i puntuali Stefano Marchisio, basso dal timbro interessante, nel ruolo del domestico Antonio, il Don Luigino del tenore turco Murat Can Guvem e la Modestina, colpita dall’emicrania e resa alla perfezione dal mezzosoprano georgiano Sofio Janelidze: tutti mai ascoltati prima d’ora, ma perfettamente amalgamati un un gioco di squadra vincente, palesemente tutti divertiti ed entusiasti del lavoro svolto.

_A REIMS 8Citato il partecipe Coro San Gregorio Magno, diretto da Mauro Gandolfi, una lode speciale va diretta all’entusiasta orchestra del Conservatorio G. Cantelli di Novara. Tra gli altri si è fatto apprezzare il non meno che sensazionale flautista Enea Luzzani, appena ventenne, la bravissima arpista Alessia Bordi, che ha accompagnato Corinna nelle sue improvvisazioni poetiche. Infine il violoncellista Fernando Caida Greco, bonariense di nascita, piazzato in bella vista in palcoscenico a sottolineare con spirito ed acutezza i recitativi secchi.

Ma tutti, dalle sarte agli attrezzisti, dai truccatori ai maestri di palcoscenico sono meritevoli di elogio incondizionato e di lodi sperticate, per l’incredibile sforzo produttivo che ha coinvolto tutti e che è stato apprezzato dal pubblico, specie quello domenicale arrivato un po’ da tutte le parti e che ha tributato un tale trionfo che – udite, udite – ha provocato l’improvvista di un bis che ha colto tutti di sorpresa, gli stessi interpreti e il direttore Beltrami in palcoscenico, improvvisatosi cantante!

_A REIMS 16Last but not least, infatti, la Delia del soprano trapanese Manuela Ranno, pure diplomata in direzione d’orchestra e aiutante alla direzione prediletta da Beltrami. Si è ritrovata, così com’era in costume, sospinta sul podio a dirigere focosamente il “Gran pezzo concertato a 14 voci” a conclusione della prima parte dell’atto unico. Dove, per maggior goduria del pubblico, le quattro “prime donne” si sono sfidate a colpi d’acuto. Attimi di gioia nel nome dell’amatissimo Rossini, una serata che ha rappacificato con sé stessi e con il mondo tutti, coinvolgendoci in un trascinante entusiasmo. Bravi, bravissimi tutti e grazie ancora per aver dimostrato, ce ne fosse bisogno, la qualità artistica ed umana che possediamo in Italia, nonostante la crisi e la disattenzione di chi sta al potere. Un’iniezione di sano nazionalismo che ci ha reso fieri di essere italiani.

Andrea Merli

(fotografie Mario Finotti)

 primo atto
 secondo atto
 bis

 

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