IL RAGAZZO DEL RISCIO’ Wenjing Guo – TEATRO REGIO di TORINO – AUDITORIUM di MILANO
Il Ragazzo del risciò
(Prima Europea)
Teatro Regio
Mercoledì 23 Settembre 2015 ore 20
Giovedì 24 Settembre 2015 ore 20 (secondo cast)
opera in due atti
Libretto di Xu Ying dal romanzo Luotuo Xiangzi di Lao She
Musica di Guo Wenjing
- Direttore d’Orchestra: Zhang Guoyong
- Regia e scene: Yi Liming
- Costumi: A’Kuan
- luci: Wang Qi
Orchestra e Coro China National Centre for the Performing Arts di Pechino
Allestimento China National Centre for the Performing Arts di Pechino
Personaggi e Interpreti:
- Xiangzi (tenore): Han Peng / Jin Zengjian
- Huniu (soprano): Sun Xiuwei / Zhou Xiaolin
- Xiaofuzi (soprano): Song Yuanming / Li Xintong
- Liu Siye (basso): Tian Haojiang / Guan Zhijing
- Er Qiangzi (baritono): Sun Li / Wang Hexiang
- Sun Paizhang (tenore): Liang Yufeng
- Ragazzo del risciò 1 (tenore): Yang Guangmeng
- Ragazzo del risciò 2 (tenore): Liu Yang
- Ragazzo del risciò 3 (basso): Chen Ran
- ragazzo del risciò 4 (baritono): Yang Shuai
- Gao (mezzosoprano): Wang Zhihua
- Cameriera (mezzosoprano): Wang Rongrong
- Cliente (tenore): Chen Shoukui
- Poliziotto (baritono): Xu Da
La tournée italiana del Centro Nazionale Cinese per le Arti Sceniche, ovvero l’opera di Pechino contenuta in un imponente edificio color argento e ricoperto di titanio e cristallo, che copre una superficie di complessivi 217.500 metri quadrati, non è dovuta al caso e la coincidenza con la EXPO 2015 a Milano può essere considerata il pretesto.
Inaugurata nel dicembre del 2007, la NCPA (acronimo con cui ci si riferisce all’intera struttura) si è imposta in meno di otto anni all’attenzione mondiale per un’attività che non ha nessun riscontro nel mondo: quella della produzione su commissione di opere nuove, compito assegnato a compositori e librettisti nazionali, per esaltare da una parte la storia ultra millenaria della Cina ricorrendo a soggetti e a personaggi famosi nel Paese, e per avvicinarsi dall’altra allo stile compositivo dell’opera occidentale, amatissima in Oriente specie quella italiana.
Non è nemmeno un caso che l’NCPA sia stato inaugurato con la pucciniana TURANDOT e che l’attuale direttore artistico, Pino Cuccia, sia un italiano. L’Italia è dunque, più che una tappa obbligata, una meta inevitabile, fortemente voluta e pretesa dal Presidente Ping Chen e finalmente realizzata con uno sforzo economico, interamente a carico dei cinesi, produttivo, imprenditoriale e non ultimo culturale degno della massima attenzione. Vi hanno aderito i teatri e le città più lungimiranti, che con la Cina hanno già collaborato e che si preparano a future collaborazioni artistiche. Ci riferiamo a Torino, a Milano, a Parma, a Genova ed a Firenze, dove con due recite dell’opera Il Ragazzo del risciò il 4 e 5 ottobre si concluderà la trasferta.
Al Teatro Regio di Torino, lo scorso 23 settembre, si è dato l’avvio con la prima rappresentazione europea dell’opera la cui “prima” assoluta risale al sei giugno 2014 ottenendo in Patria un franco e duraturo successo, legato anche alla trama che si rifà ad un romanzo popolarissimo in Cina, tradotto in oltre trenta lingue, scritto nel 1937 da Lao She.
Il librettista Ying Xu ed il compositore Wenjing Guo ne hanno ricavato il primo una riduzione fedele, una composizione eterogenea il secondo, occhieggiante alla cultura musicale europea di cui il compositore si è imbevuto nel corso di una lunga e proficua formazione. Dunque non ci si stupisca di sentire temi popolari cinesi elaborati “alla maniera di”, anche con citazioni quasi testuali, iniziando dalla inevitabile Turandot. Di certo il “canto di conversazione” di matrice pucciniana si piega assai bene, per sonorità ed espressione, alla lingua cinese. Addirittura al dialetto pechinese spesso presente, seppure difficilmente interpretabile da noi occidentali, e che invece rende l’opera un godibile insieme di situazioni buffe e folkloristiche, di tragedia e nostalgici canti sul destino sfortunatissimo del protagonista Xiang Zi, che andrebbe tradotto in Fortunato “Cammello” il nomignolo affibiatogli dai suoi stessi compagni di lavoro.
Chi si accosti senza pregiudizi intellettualistici a questa opera imponente, anche per l’uso del coro cui sono affidate pagine bellissime, fra tutte “La città di Pechino” alla fine dell’opera, godrà di musica melodica, ritmicamente ricca e di sicuro impatto teatrale per il prezioso lavoro scenografico ed i dettagli della regia. Il regista Liming Li vanta una produzione cinematografica e televisiva di tutto rispetto e con cambi di scena a vista riesce a far scorrere le circa tre ore che dura lo spettacolo senza cali di tensione. Infatti Il ragazzo del risciò, pur con una pausa circa a metà della recita, si compone di otto scene che hanno, comunque, una sequenzialità e coerenza drammatica. Piuttosto è quanto meno curioso, alla nostra sensibilità occidentale, l’uso delle “reminiscenze”, ovvero del ripetersi quasi ossessivo di alcune frasi, sia del libretto che musicali. Per tutte il canto iniziale del protagonista, “Guarda questo risciò”, in una scena d’assieme in cui si alternano pure i suoi colleghi di lavoro con battute in controcanto. Sembra sia un’esigenza ed uso del teatro cinese, quello di ripetere un concetto una volta espresso, quasi a fissarlo immediatamente nell’ascoltatore. Il motto di Puccini “la brevità gran pregio” viene disatteso, ma la resa teatrale, almeno per il gusto orientale, è garantita. E del resto si tratta di accogliere sera dopo sera le tremila persone che affollano plaudenti e felici la vasta sala di Pechino.
Da apprezzare il lavoro delle masse, il coro e l’orchestra alla cui direzione s’impone con autorità Guyong Zhang e ovviamente i bravissimi solisti: citiamo i principali iniziando dall’eroico tenore Peng Han, nel ruolo del titolo e impegnato in una vocalità sempre tesa, seguendo con la poderosa Xiuwei Sun, soprano spinto nei panni di Huniu; la delicata e deliziosa Yuanming Song, soprano squisitamente lirico, commovente Xiaofuzi a cui è affidata l’aria più “pucciniana” dell’opera, il gagliardo basso Haonjiang Tian nel ruolo dello scorbutico Liusiye ed infine il baritono Li Sun, ubriacone Erqiangzi che obbliga la figlia a prostituirsi per pagare i suoi vizi e per mantenere i due fratellini.
A Torino, alla presenza di tutte le autorità, ivi compreso il Sindaco Piero Fassino che ha tenuto un discorso di presentazione ed auspicio prima dell’inizio, l’opera ha riscontrato un caloroso successo, grazie anche alla presenza notevole di numerosi cinesi della comunità locale. Il trionfo si è ripetuto con eco ancor maggiore, se possibile, nell’appuntamento milanese all’Auditorium. Dopo una prima parte in forma di galà di presentazione, in cui si sono esibiti gli artisti di maggior fama nel mondo, nell’ordine il basso Linag Li, il tenore Yijie Shi e il soprano Hui He, cantando arie da opere italiane di Verdi, Donizetti e Puccini, si è presentata una selezione dell’opera Il Ragazzo del risciò e quindi cori da altre opere cinesi: La ballata del canale e Alba. I bis, richiesti a furor di popolo, hanno compreso l’immancabile brindisi della Traviata e, regalo prezioso, la cantata popolare Gelsomino che offrì a Puccini lo spunto per una pagina indimenticabile della Turandot. Un effetto stupendo quello di riconoscere nella musica cinese un brano a noi familiare!
Gelsomino – Canzone popolare che Puccini utilizzò in TURANDOT
Andrea Merli
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